Sarri, croce o delizia?

 Di Valeria Iuliano

Le differenze tra Napoli e Juventus sono chiare a tutti, anche a coloro che seguono notoriamente altri sport.

È una condizione di default, la superiorità della Juventus come rosa, in qualsiasi mia analisi calcistica: trovo mortificante – per l’intelligenza altrui – ribadire “Di cosa parliamo? Esce Douglas Costa, entra Cuadrado o Dybala”, perché trattasi di un’ OVVIETÀ, anche  molto scadente.

Maurizio Sarri ha avuto il merito in questi tre anni di costruire un giocattolo perfetto: nei movimenti, nella sincronia di questi ultimi, nella perfetta comunicazione tra i reparti.

Il suo più grande lavoro, contrariamente a chi parla per slogan, è stato sulla fase difensiva e sui movimenti del reparto difensivo stesso: un capolavoro che non ha eguali.

Il Napoli è divenuto un giocattolo perfetto, ma al tempo stesso limitante, come le ferree convinzioni del tecnico.

Nelle dinamiche di gruppo, che si studiano prima di diventare allenatori, un precetto importante da seguire è proprio quello di far sentire importanti tutti: nei comportamenti e nelle scelte, un allenatore deve mediare tra raggiungimento dei risultati sportivi e gestione ottimale del gruppo. Tutti devono sentirsi coinvolti: condizione indispensabile per remare nella stessa direzione, in vista dell’obiettivo da raggiungere. Per molti, attraverso il turnover, il Napoli avrebbe meno punti degli attuali: chiariamoci sul concetto di turnover. Far turnover non vuol dire cambiare 11/11; si fa turnover anche cambiando un solo giocatore in ogni partita. Esistono tante concezioni di turnover: quello che mai promuoverei è senz’altro il “turnover selvaggio”, di mazzarriana memoria.

Quando condivido simili considerazioni, ascolto e leggo frasi quali “anche se il Napoli cambia un solo giocatore, va in difficoltà”.

Innanzitutto non mi risulta che la squadra partenopea abbia mai perso identità in quelle rarissime volte in cui il turnover è stato equilibrato, ma se fosse come dicono, questo sarebbe un grandissimo limite. Un limite che non porterà il Napoli ad andare lontano, al netto di defezioni societarie importanti. Vorrebbe dire che questo giocattolo perfetto sarebbe di una bellezza effimera: “è bello, ma n’abballa”. Se questa squadra ha bisogno di specchiarsi nella sua bellezza per acquisire convinzione nei propri mezzi e, di conseguenza, efficacia, allora sarebbe il caso di iniziare a riflettere.

Proprio in diretta tv, a Campania Sport, in uno “scontro” dialettico con Il Maestro (lui è “IL MAESTRO”!) spiegai come il tecnico sia sempre in grado di determinare un aumento dei valori di mercato dei titolari e un letterale tracollo degli stessi, in riferimento agli uomini della panchina.

Alla lunga, questi aspetti, si pagano, in termini sia sportivi sia economici: i calciatori insoddisfatti, quando chiamati in causa, non rendono, essendo tenuti ai margini a lungo; spesso chiedono la cessione e non sempre poi possono essere ceduti a cifre congrue.

Su questi aspetti il Napoli, in tutte le sue componenti, dovrebbe riflettere, prima di rinnovare collaborazioni onerose per il futuro.

Capaccio, 1 aprile 2018

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.