C’è un mezzo passo indietro dell’Uefa sulla Var. Dopo le proteste della federazione francese (per gli ottavi tra Psg e Real Madrid), si sono unite le indignazioni di Spagna (soprattutto l’anima catalana del paese), Germania e Italia. Paesi che hanno un certo peso nel calcio continentale. Così Alexsander Ceferin, presidente dell’Uefa, sta pensando di introdurla nelle gare di eliminazione diretta di Champions ed Europa League del 2018-19.
Già questa, visti i tempi, è una notizia. In Champions si sono visti davvero troppi errori, inaccettabili per tutti. Il prodotto della massima competizione continentale va tutelato: tra sponsor, pubblico e spettacolo è una macchina che genera soldi su soldi. Per la felicità di tutti. Così Ceferin sta seriamento pensando di fare un mezzo passo indietro. La svolta potrebbe essere un compromesso tra tutti: la Var dal 2018-19, a partire dalle gare a eliminazione diretta, dove restano squadre di federazioni delle prime 7/8 del ranking europeo. Perché l’incognita resta ancora la prearazione degli arbitri delle piccole realtà (di questo, se ne parlerà tra poche settimane, entro fine mese). Potrebbero esserci raduni Uefa mirati a risolvere questa problematica.
Inoltre, i costi sono alti. Una soluzione immediata non è fattibile. Champions ed Europa League sono due tornei che, con i preliminari, iniziano già a luglio. Da luglio e maggio ci sono così tante gare avere la copertura Var su ogni stadio richiede parecchio tempo e appunti arbitri preparati. Come finirà? In Italia la Var sta risolvendo gran parte dei problemi e ora nessuno vuole rinunciare a questa tecnologia. L’Uefa non può farsi prendere in contropiede e ne è consapevole. All’orizzonte c’è Euro2020, il torneo itinerante per festeggiare i 60 anni della manifestazione. Se non ci fosse la Var a pieno regime, sarebbe una sconfitta. Soprattutto per Ceferin.