Se Jankto avesse fatto coming out in Italia
Come sarebbe stato accolto Jakub Jankto in Italia se avesse fatto coming out? Come avrebbero reagito i social e gli stadi? Abbiamo ipotizzato gli scenari
Come noto, l’ex calciatore di Ascoli, Sampdoria e Udinese Jakub Jankto ha fatto coming out attraverso un video messaggio. Un calciatore famoso e in piena attività che dichiara la propria omosessualità è un caso più unico che raro. Diversa la situazione di Justin Fashanu. Sebbene il tecnico Clough ne fosse a conoscenza già nove anni prima, il calciatore inglese fece coming out solo nel 1990 quando militava in Canada. Conosciamo tutti purtroppo il tragico epilogo della storia di Fashanu.
Jankto, che ha avuto una compagna e ha un figlioletto, ha scelto invece di fare coming out una volta tornato in patria. I tifosi dello Sparta Praga lo hanno sostenuto sin dal primo minuto e dalle gradinate sono partiti cori in suo favore. Il Paese dell’est europeo non ha ancora approvato una legge sull’eutanasia, ma in materia di diritti della comunità LGBT è invece molto avanti.
“Mi hanno applaudito, l’abbiamo visto ieri sera, nella prima partita dopo il coming out quindi le sensazioni sono top. È cambiato il mio modo di vivere lo sport? Ho postato su Instagram che, dopo tanto tempo, avevo giocato con il sorriso. Puoi vincere, fare tripletta, puoi fare goal però con il sorriso“.
Il programma “Le Iene” ha montato un video sulle reazioni di calciatori e dirigenti di Serie A alla notizia di Jankto. Il giornalista si è poi recato fino a Praga per mostrarlo al calciatore. Le reazioni da parte dei tesserati – di quelli che hanno avuto l’autorizzazione di parlare, per essere precisi – è stata comunque buona e ha imperato il massimo rispetto. D’altronde è certo che nel calcio vi siano altri casi di calciatori omosessuali, i quali per vari motivi non hanno optato per il coming out.
Tuttavia, il popolo italiano (tifosi, giornalisti, opinionisti, etc) come avrebbe accolto Jankto se avesse fatto coming out in Italia? La risposta è semplice. In mezzo alla stragrande maggioranza di persone che avrebbe rispettato e difeso il ragazzo, ci sarebbero stati i soliti soggetti inqualificabili che avrebbero reagito con commenti e offese di stampo omofobo.
Un mondo calcistico eccessivamente maschilista non afferisce esclusivamente ai protagonisti ma anche ai narratori che, troppo spesso, decidono di essere complici e non apripista. Ci viene in mente quell’editoriale inqualificabile di tal Jack O’Malley. Quel commento è solo un’affermazione indegna e deontologicamente inaccettabile. Ed è ancora più triste averla dovuta leggere su un quotidiano “nobile” come Il Foglio.
Vediamo questa barbarie negli stadi, quando tanti minus habens si rendono protagonisti di vomitevoli insulti nei confronti di tesserati e tifosi a causa della propria razza, etnia o provenienza geografica. Analfabeti funzionali che non riescono minimamente a capire che, ad esempio, un croato quasi certamente non coincide con un gitano. O “zingaro”, per dirla con il loro linguaggio. Invocazioni ad esplosione di Vulcani, versi di scimmie, ululati continui e discriminazioni varie per il colore della pelle. Con Lega e FIGC che si girano dall’altra parte, comminando la solita multina ai club, da tariffario.
Il coming out del calciatore ha scoperchiato un vaso di Pandora. Bisogna ammettere che le reazioni sono state positive, anche e soprattutto sui social. Sono naturalmente spuntate, immancabili, delle voci fuori dal coro. Classici commenti dozzinali e discriminatori retaggio di vecchie epoche. Commenti a cui assistiamo settimanalmente negli stadi. Jankto sarebbe stato preso di mira in trasferta proprio come vengono presi di mira tifosi avversari per motivi di discriminazione territoriale, calciatori di origini africane o gitane, etc…
Su questo aspetto c’è da dire che la comunità LGBT fa sentire la propria voce in maniera energica. Se le istituzioni chiudono due occhi al cospetto di insulti razzisti, per quanto riguarda l’omofobia qualcosa è stato fatto. L’eco mediatica a seguito degli insulti di Sarri nei confronti di Mancini riverberò in tutto il mondo. Ed è una cosa sacrosanta. Ad ogni modo, in Italia non esistono leggi che salvaguardino per davvero le persone vittime di questo tipo di discriminazione. Il DDL è stato dibattuto per mesi. Eppure, anche se fosse passato, non avrebbe certo funto da mezzo di protezione efficace nei confronti delle persone vittime di discriminazioni omofobe o di altro stampo. Basta leggerne il testo.
Al sud, negli stadi e non, la tolleranza nei confronti delle persone discriminate, di vario genere, è sicuramente migliore rispetto ad altre zone d’Italia. Il calcio è lo specchio dell’Italia. Chiaramente, anche negli stadi del nord, questi eunuchi rappresentano la minoranza. Eppure fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Ergo, fanno più rumore personaggi da stadio e da social che, impuniti, si rendono protagonisti di questi reiterati, stucchevoli e vomitevoli atteggiamenti discriminatori rispetto ai tanti progressi della società in tal senso. In conclusione, basta pensare ad alcune reazioni, per fortuna sporadiche, per capire quanto il coming out di Jankto nel mondo del calcio rappresenti una decisione straordinariamente rivoluzionaria nel contesto storico calcistico e sociale attuale.
Vincenzo Di Maso