Nel match di sabato, la Juventus ha pareggiato a Crotone, dopo una prestazione incolore dei sabaudo-calabresi e il Maestro Pirlo ha dovuto spiegare ai cronisti, sempre adoranti ma con qualche lieve accenno di perplessità in più, il perché di alcune scelte cervellotiche.
In primis l’ingresso ab origine di Portanova, il cui padre giocò a Napoli in epoca avanti Adl.
La gara di ieri ha mostrato una Juve che piacerebbe agli anziani, essendo ancora un cantiere in costruzione ed ha offerto l’impressione che tanta manovalanza a basso costo, tipo Frabotta e Portanova, venga raccattata all’ultimo momento, alla bisogna.
E tante domande su Paratici ce le faremmo, al posto di Agnelli.
In un lustro il centrocampo passa da Pirlo (Maestro sì, ma da giocatore) Vidal, Pogba (detto anche Pobba’ a Cercola) Marchisio alla combo attuale con Rabiot, Arthur,McKennie,Ramsey e Bentancur.
Quest’ultimo, in questa rosa passa da fenomeno, ma nelle prime Juventus di Conte e Allegri, a stento avrebbe giocato il Moretti. E, al contrario, vista la penuria di esterni, qualche juventino dalle parti di Gioia Tauro o Licata, oggi rimpiange perfino Estigarribia e De Ceglie, che non erano esattamente emuli di Cabrini o Zambrotta, giusto per citare due campioni del Mondo.
Al di là delle problematiche di organico, il derby calabro ha evidenziato la necessità di un apprendistato ancora lungo per Pirlo.
Il Maestro, evidentemente non è (ancora?) quell’incrocio tra Rinus Michels, Pozzo, Bearzot, Lippi e Clough che ci avevano descritto dopo la prima gara con la Samp, in cui c’era stato molto più equilibrio di quanto non dicesse il risultato finale, arrotondatosi verso l’epilogo.
A Roma, si erano aperte voragini al passaggio di Veretout e solo una serata alla Calloni di Dzeko aveva scongiurato il tre a uno giallorosso.
Con il Napoli, Mastandrea aveva mascherato i limiti attuali dei bianconeri, riemersi allo Scida.
Messias nel Crotone a tratti sembrava Messi, i pitagorici dopo il pari di Morata hanno sfiorato di nuovo il vantaggio e mai si è visto un forcing juventino neppure verso il tramonto del match.
La variabile impazzita Fourneau
Gli unici appigli in casa sabauda nascono da un arbitraggio insolito per i nostri confini, con Fourneau che si dimostrava insopportabilmente equo e daltonico.
Al giovane arbitro andrebbe dedicata alla scomparsa una piazza o una via di qualche grande città.
Eroicamente, la giacchetta nera ha espulso Chiesa,dato un rigore al Crotone e annullato un goal alla Juventus, per un fuorigioco corretto ma millimetrico.
Tutte decisioni eque, ma che non si vedevano contro la Juventus fantozziana dalla breve parentesi post Calciopoli di Cobolli Gigli.
Quanti arbitri avrebbero agito allo stesso modo? Negli ultimi anni abbiamo assistito a interpretazioni cervellotiche sulla possibilità di ricorrere al Var, sulla punibilità o non punibilità ad libitum e ad hoc di falli di mano, immunità da cartellini gialli e rossi se decisivi.
Cosa avrebbero detto i commentatori Sky, RAI e affini su una vittoria della Juventus, sorta da un arbitraggio più tradizionale?
La solita retorica sulla capacità juventina di soffrire e di saper portare a casa partite “sporche”.
Ci saremmo sciroppati il solito pistolotto di Bonucci e Buffon contra le recriminazioni sacrosante altrui.
Dopo aver descritto Frabotta come un incrocio tra Maldini e Maldera,i cronisti Sky avrebbero descritto Portanova come il il nuovo fenomeno del pallone italico.
Non è andata così e per una volta la Juve trova in Italia, le stesse problematiche che trova in Europa: la schiena dritta di un direttore di gara. Sperando che il buon Forneau non si pieghi immantinente…
Marco Bruttapasta