Quando l’urna ha sorteggiato l’Eintracht come avversario per gli azzurri la reazione è stata quella tipica del fosso scansato.
Per anni era matematico trovare agli ottavi (o ai sedicesimi) sempre la squadra più ostica.
Il culmine fu raggiunto nel 2017 con l’accoppiamento con il Real, nonostante il primo posto nel girone, ottenuto dai partenopei.
Ma ora che gli ottavi si avvicinano, complici alcune recite convincenti dei tedeschi, se si eccettua la disfatta di Colonia, qualche pensiero c’è.
Preoccupa in particolare Kolo Muani, rivelatosi al grande pubblico con il Mondiale in cui è andato a un passo dal goal leggendario del 4 a 3 per i francesi in finale.
I tedeschi li affrontammo già nel 1994, ma era un Napoli diverso, un mondo diverso, io ero diverso.
Erano passati solo cinque anni dalle sfide con i teutonici in Uefa, con Bayern e Stoccarda vittoriose, una paliata invece con il Brema, ma sembrava passato un secolo.
In quei cinque anni vi era stata una Uefa, uno scudetto, poi la squalifica di Diego del 91 e poi resurrezione e caduta definitiva di Diego a Usa’94.
Il Napoli da club vincente si era ritrovato “gnavicato” di debiti e costrinse velocemente i propri tifosi a mangiare pane duro.
Il club partenopeo aveva conquistato la qualificazione Uefa grazie a Lippi e ad un gruppo che, in estate, perse Ferrara, Fonseca, Di Canio,Thern.
Ci furono mesi di pucundria con Guerini e poi l’approdo di Boskov che si rivelò migliore di un viagra.
Le interviste del serbo uno spettacolo.
Nel descrivere i propri giocatori, Vuja non lesinava complimenti e iperboli, al punto che i vari Buso, Bordin, Carbone, Agostini, sembravano quasi migliori, sentendolo, dei fenomeni allenati in blucerchiato.
Nel Francoforte giocavano onesti mestieranti, Yeboah punta di diamante e la vecchia conoscenza Gaudino.
Il Napoli non partiva battuto ma tra andata e ritorno non riuscì mai a violare la rete di Kopke.
Troppo asfittico il duo d’attacco Carbone Agostini contro la granitica difesa dei tedeschi.
Alla fine quel 1994