Accadde oggi: la sentenza Bosman
Esattamente 25 anni fa, la Corte di Giustizia della Comunità Europea emise la “Sentenza Bosman”
Jean-Marc Bosman, calciatore che ricorse alla Corte di Giustizia europea dopo che gli fu negato il trasferimento dal Liegi al Dunkerque (squadra francese), ha dato vita a una sentenza che ha rivoluzionato il calcio.
La sua mozione portò alla “sentenza Bosman” per effetto della quale “fu approvata una nuova norma, in base alla quale i calciatori dell’Unione europea potevano trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, a un altro club purché facente parte di uno Stato dell’UE”.
In secondo luogo, ancor più importante, “la sentenza impedì alle varie leghe continentali di porre un tetto al numero di stranieri, qualora ciò risultasse discriminatorio verso atleti dell’Unione Europea”.
Tre mesi prima era stato istituito un sindacato calciatori. Il sindacato, noto come “Associazione internazionale dei calciatori professionisti” (AIFP), era presieduto da Diego Armando Maradona. Accanto al Diez, nel sindacato figuravano calciatori di diverso colore e continente, tra cui Cantona (vice-presidente), Gullit, Rai, Di Stefano, Vialli, Zola, Ferrara, Weah, Rummenigge, Brolin, Abedi Pelé, Stoichkov, Zamorano e Bebeto.
La “carta” del sindacato si prefiggeva di “difendere i più deboli e l’integrità morale e sociale dei calciatori”. L’obiettivo era naturalmente quello di porre un freno alla megalomania di decisori poderosi come Havelange e Blatter.
Nel portare avanti la sua mozione, Bosman perse una quantità ingente di denaro. Il sindacato organizzò quindi una partita per raccogliere fondi per aiutarlo.
La partita ebbe luogo il 27 aprile 1997. Non essendo stata autorizzata dalla FIFA, segnò una vera e propria rottura con il massimo organismo mondiale dei club. Fu una sorta di match tra all stars di Europa e Resto del mondo. Nella squadra europea figuravano calciatori del calibro di Cruyff, Mancini, Vialli, Cantona, Eusebio e Stoichkov. Il tecnico era Just Fontaine. La formazione del Resto del mondo comprendeva invece, tra gli altri, Maradona, Higuita, Kanu, Branco e Ruggeri. I due allenatori erano Socrates e Di Stefano.
Il sindacato non durò a lungo, ma segnò un precedente caratterizzato da personaggi che si opponevano alla grande industria del calcio. Così Socrates descrisse quel progetto incompiuto: “Noi calciatori siamo troppo individualisti, abbiamo molto da imparare per far funzionare queste cose”.