Di Valeria Iuliano
Qualche premessa sul personaggio Reina credo sia doverosa, soprattutto per chiarire la mia posizione nei riguardi dell’estremo difensore azzurro.
Mi sono opposta da subito al suo ritorno al Napoli, in quanto ritenevo – già nell’estate 2015 – che la carriera di Pepe Reina fosse ampiamente indirizzata verso la fase discendente.
I fatti poco dopo mi hanno dato ragione.
Nella stagione 2015-2016 la Juventus, riuscendo a “restare a galla” grazie alla capacità di Buffon di essere determinante nei momenti critici, conquista il primo scudetto dell’era Allegri, mentre Reina si limita semplicisticamente all’impostazione da dietro, trascurando la difesa della porta azzurra per l’intera annata; al peggio, però, non c’è mai fine: la stagione successiva vede protagonista in negativo un Reina a dir poco disastroso, soprattutto nel momento peggiore del Napoli, quello dell’infortunio di Milik.
Al popolo napoletano tutto questo poco importa: Reina diviene il simbolo della napoletanità, con annesse svenevolezze e paraculaggini – tipiche del personaggio – che tanto piacciono a gran parte della tifoseria.
Diventa capo popolo della gente di Napoli, la quale ha nel proprio DNA la necessità di identificarsi in un trascinatore, in un simil-patriota.
Nonostante l’ottima organizzazione della fase difensiva da parte del buon Maurizio, che indurrà – lungo tutta l’annata – gli avversari a tirare pochissimo in porta, le statistiche dimostreranno a fine stagione la mediocrità dello spagnolo.
Conscio dell’elevato rendimento, a fine stagione il Pepe partenopeo ritiene opportuno non solo chiedere un rinnovo di 2 anni, oltre l’anno già previsto da contratto, ma anche un aumento dell’ingaggio a cifre spropositate (ecco quando si dice “bisogna riconoscere i propri limiti” ).
Dopo un NO al rinnovo da parte del Napoli, escono fuori trattative che neppure la fantasia galoppante del buon Bargiggia avrebbe saputo far di meglio. Alla fine del teatrino, giunge il colmo: “REINA HA SCELTO NAPOLI”, grida il Popolo (guai a spiegare che alla base nessuno abbia scelto lui: solo il grande Mirabelli dimostrerà più tardi un fegato indistruttibile).
Arrivati alla stagione del “patto scudetto”, dopo le ultime 6 annate catastrofiche, l’ex Bayern arriva ad un punto cruciale della sua carriera: capisce di essere anche un portiere, non soltanto un centrocampista tra i pali.
Così, tra una parata e l’altra, fa emozionare anche me, che quasi avevo rimosso l’esistenza del ruolo del portiere.
Reina, però, è un personaggio mai banale. Tra un’indiscrezione e l’altra passa ai fatti: visite mediche e firma del contratto col Milan.
Disperazione straziante tra i livelli di progesterone; non è da meno la reazione di gran parte degli anti-societari: “se Reina è uomo, aspetta fine stagione”, sussultano in tanti.
Della sua “ommità” ne parla ampiamente la simpatica Anna Trieste, io però simpatica non sono e mi limito a ricordare la sua fuga da Napoli al primo contratto milionario.
Proprio in tale circostanza, invece, dovremmo tutti comprenderlo. Il Napoli ha scelto: non sarà lui il portiere azzurro della prossima stagione. Da regolamento, inoltre, ha tutto il diritto di firmare con qualsiasi club, anche con uno italiano.
Si sarebbe potuta gestire meglio la situazione a livello mediatico, ma la sostanza non cambia: è nel diritto del giocatore trovarsi un nuovo club.
Mi aspetto che sorprenda tutti in termini di professionalità.
#IOSTOCONREINA Chi l’avrebbe mai detto?
Capaccio, 13 marzo 2018
Ottimo articolo, molto condivisibile, al di là delle solite iperboli ed esagerazioni che sono nel DNA della Valeria, non per caso al…. Veleno.
Una doppia VV letale, direi…