Perché permettono tutto questo?

 

Di Alessandro Raucci

 

 

Mi sono innamorato di questo straordinario sport quando dagli spalti del San Paolo ho visto giocare un uomo bassino, grassoccio e con tanti capelli ricci che seminava il panico nelle aree avversarie, che deliziava il pubblico con dei colpi mai visti, che trasformava ogni tocco del pallone in una pennellata straordinaria.
Quest’uomo si chiamava e si chiama Diego Armando Maradona.
Era bello quel periodo, quando si andava allo stadio con la sciarpa al collo, quando si pensava a tifare la propria squadra, quando lo stadio era sempre pieno, quando tutto sembrava più semplice e più vero.

 

Sono passati tanti anni e tutto sembra incredibilmente cambiato, incredibilmente diverso.
Qualche settimana fa i “non colorati” (Campioni d’Italia per 7 anni consecutivi) sono stati eliminati per l’ennesima volta dalla Champions League. Questa volta l’eliminazione ha fatto più male delle altre, visto che è arrivata praticamente a tempo scaduto con un rigore diciamo non così solare (anche se per me il fallo c’era) e soprattutto dopo aver segnato ben tre gol al Bernabeu, rimontando la débâcle dell’andata.
Fin qui tutto normale (Cit.)
Conclusa la partita abbiamo assistito a delle scene pietose.
Siamo partiti da Giorgio Chiellini che, attraverso un simpatico “gesto dei soldi”, accusava i giocatori del Real Madrid di aver pagato l’arbitro, dando quindi a quest’ultimo del “venduto”, passando poi per i dirigenti della Juventus che lamentavano l’assenza della VAR in Europa (dopo aver aspramente criticato l’introduzione della stessa nel massimo campionato italiano di cacio ), fino ad arrivare al capitano della Nazionale che parlava di cuore, spazzatura, patatine ecc. ecc. e al tecnico dei Campioni d’Italia, Allegri, che giustificava Buffon dicendo che lui, da capitano, poteva dire tutto ciò che pensava, vista la sua incredibile carriera e l’intero Paese lo doveva capire, comprendere e giustificare.

 

Va bene, sarà stata l’adrenalina a farli ragionare in questo modo, mi dicevo.
Andranno a casa e dopo una doccia fredda ed una dormita si renderanno conto che forse hanno esagerato, si renderanno conto che non è questo lo “Stile Juve” che tanto millantano.
Va bene ma domani ci penseranno i media a farli “ragionare”, ad abbassare i toni, a scrivere che forse le dichiarazioni oltre ad essere forti sono state anche un tantino esagerate.
Tutto questo non è accaduto, anzi.
Sono stati giustificati da tutti, compresi da tutti, anche da chi non capisce nulla di calcio.
Avevano ragione loro, punto e basta. La Juventus era stata maltrattata in Europa e tutti gridavano allo scandalo. Il calcio italiano era stato derubato, tutto il sistema calcio doveva essere difeso…. lo stesso sistema calcio che non ci ha permesso di partecipare ai prossimi Campionati del Mondo, lo stesso sistema calcio che 12 anni fa si è trovato a gestire una piccola bomba chiamata “Calciopoli”, forse mai disinnescata del tutto.

 

Sembrano passati decenni da quella serata ed invece non è così, vogliono solo farcela dimenticare.
Tutto sembra cambiato adesso, tutto sembra diverso.
Allegri ora lancia appelli parlando di “equilibrio” e di “cammino di civilizzazione”, visto che loro, gli addetti ai lavori, sono “responsabili” di milioni di bambini, criticando De Laurentis che lamentava giusto qualche torto arbitrale(usando toni abbastanza pacati) dopo che egli stesso aveva giustificato il suo capitano per quelle oscenità dette in mondovisione.
Chiellini, che si è sentito offeso dopo la battutina di Insigne (tra l’altro suo compagno di Nazionale) parla di sportività, parla di scuse, parla di rispetto, dopo aver letteralmente dato del ladro a qualche giocatore del Real Madrid mettendo in discussione tutto il sistema.
La domanda a questo punto sorge spontanea, come direbbe il grande Antonio Lubrano:
Perché permettono tutto questo?

 

E’ questa la cosa più triste di tutta la vicenda, il fatto di essere davanti ad un’arroganza mai vista, l’arroganza di chi sa che può permettersi tutto, l’arroganza di chi è consapevole che nessuna televisione e nessun giornale gli metterà mai i bastoni tra le ruote, l’arroganza di chi sa che oltre ad essere forte è anche e soprattutto potente!
Noi parliamo di mercato, di allenatori, di cicli, di tattiche, ma i campionati vanno vinti non in albergo, non in campo,  ma in federazione.
Certo questo non può e non deve essere un alibi, ma davanti a tutto quello che è accaduto come si fa a parlare di sport?
Magari sbaglio io, magari tutto questo c’è sempre stato, anche quando giocava quell’ uomo bassino, grassoccio e con tanti capelli ricci ma sinceramente a me quel calcio piaceva, appassionava, divertiva, entusiasmava.
Quello di adesso invece…. non saprei come dire, non saprei quale aggettivo usare, non saprei come far capire meglio il mio pensiero….Quello di adesso invece sembra marcio!
“Sembra” perché in fondo in fondo, la speranza è sempre l’ultima a morire.

 

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