Trentadue anni fa la notte di Stoccarda
Oggi per chi tifa Napoli cade un’importante ricorrenza, poiché il 17 maggio del 1989 il club partenopeo saliva sul tetto d’Europa, conquistando la Coppa Uefa.
La Coppa Uefa, mamma dell’attuale Europa League, era ben più affascinante della sua figlioletta, non essendo stritolata dalla Coppa Campioni, allora disputata solo dalle squadre vittoriose nei rispettivi campionati. Sicché le competizioni allora avevano pari dignità ed il mercoledì di coppa per l’appassionato, durante gli anni 80, era così ricco di partite da far venire le piaghe da decubito.
Si iniziava magari verso le 14:30 con una trasferta della Samp in Coppa delle Coppe, magari contro qualche squadra tignosa tipo la Dinamo Bucarest per poi seguire una gara di una outsider tipo la Fiorentina di Eriksson, verso le 18, Alla stessa ora magari giocavano una Juventus o una Roma. La serata era riservata allo lo zapping più sfrenato, tra Rai Uno e la Coppa Campioni: Milan con la voce di Pizzul e Rai Due con l’Inter o il Napoli e Giorgio Martino, magari sperando in una prematura eliminazione altrui per avere la certezza di vedere la propria squadra in diretta, salvo trasferte in Paesi con altri fusi orari.
Quell’anno, il Napoli riuscì a vincere il trofeo dopo un percorso irto di insidie. La squadra era reduce dal bis mancato ad opera del Milan e da un repulisti che aveva portato all’allontanamento di Giordano, Bagni, Garella e Ferrario, additati come i quattro con il rapporto peggiore con l’allenatore Ottavio Bianchi, in realtà eretti a capro espiatorio per consentire a Moggi di svecchiare la squadra, apparsa nel finale di stagione parecchio sulle gambe. Dal mercato erano così arrivati Fusi, Crippa ed Alemao per rinforzare il centrocampo, Giuliani sostituì Garella dopo aver fatto altrettanto a Verona e Corradini era arrivato dal Torino per rimpiazzare Ferrario.
Il cammino del Napoli
Pronti via ed al primo turno gli azzurri incontrano i greci del Paok Salonicco. Vittoria per 1 a 0 al San Paolo e preoccupazione per il brutto infortunio occorso a Romano, ben presto seguito dalla epatite virale che colpì Alemao.
Al ritorno, c’è preoccupazione per l’ambiente a dir poco rovente, ma Maradona e Careca giocano con il pilota automatico e gli azzurri trovano il vantaggio. Pazienza se finisce 1 a 1.
Ai sedicesimi, il Napoli becca il Lipsia, non la Red Bull e i suoi milioni di euro, ma il Lokomotive della DDR a pochi mesi dalla caduta del Muro.
In Germania Est si soffre come cani, Giuliani buonanima para tutto, un po’ alla Zenga, un po’ alla Garella, fino a quando Zimmerling di testa, con un taglio di capelli molto DDR style, lo batte ed è il 68esimo, ma Maradona e Careca dialogano da par loro (anche se il cronista confonde Careca con Corradini). Azione alla Sarri, cross e tuffo di testa di Francini, che quando vede una Coppa non ci vede più. Nel finale il Napoli si “intallea” facendo retropassaggi su Giuliani.
Al ritorno, lontano dalla cortina di ferro, i tedeschi fanno meno paura, per cui a Fuorigrotta si assiste ad un monologo azzurro.
2 a 0, segna Francini, sai la novità, e propizia pure il secondo goal.
Si arriva agli ottavi e l’urna dice Bordeaux.
I francesi hanno degli spauracchi di Messico ’86 come Tigana e Stopyra, con Scifo in regia.
Il diavolo però è meno brutto di quel che lo si dipinge e gli azzurri trovano un successo abbastanza agevole con un tiro-cross di Carnevale ed hanno tante tante occasioni per il raddoppio.
Qui come la tv francese trattò l’evento:
Al ritorno 0 a 0 soporifero e si va ai quarti.
Il video è da vedere per capire cosa fosse il San Paolo in quegli anni:
La Coppa entra nel vivo
Ai quarti il primo vero ostacolo: la Juventus di Zoff. Il Napoli parte favorito, in campionato ha strapazzato i bianconeri, che vivono un’annata di mera transizione tra gli umori alterni di Zavarov e i fumi di Rui Barros, ma a Torino la gara diventa subito un Everest per il Napoli in una orrida maglia rossa.
Renica e Carnevale sfiorano il goal, lo trova Pasquale Bruno, non ancora idolo granata e fa impressione vederlo correre sotto la curva bianconera. Il due a zero è un’autorete brutta ma inevitabile di Corradini. Tacconi evita a Francini l’ennesima gloria in Coppa e la gara va in archivio.
Al San Paolo si compie il miracolo: Moggi non è ancora a Torino, bensì a Napoli, e si vede. Laudrup segna ma viene ravvisato un fuorigioco generoso assai. Bruno trattiene forse Careca e l’arbitro concede un penalty: Diego non si fa ipnotizzare da Tacconi ed al decimo Fuorigrotta già ribolle di speranza. Il due a zero arriva al termine della prima frazione, come dicono quelli bravi: Carnevale nelle occasioni importanti c’è sempre e trova un goal da bomber vero, lui che da Bianchi veniva ormai impiegato largo largo sulla fascia.
Passano i minuti, si arriva al 90esimo e il risultato pare non voglia cambiare mai, neppure ai supplementari, ma quando i rigori sono ormai agli sgoccioli, la testa di Renica sbuca nell’area piccola su un cross di Careca ed il Vesuvio erutta felicità. 3 a 0 e qualificazione a Soccavo.
È semifinale!
In semifinale il Napoli trova il Bayern di Heynckes ma è ormai favorito.
Al San Paolo Olaf Thon fa correre un brivido lungo 80mila schiene, ma Careca e Carnevale poi strapazzano Augenthaler e soci.
Al ritorno è 2 a 2, ma è una lezione di calcio al vecchio Olympiastation. Maradona e Careca fanno andare diverse birre di traverso e le avvisaglie già c’erano state nel ballo ipnotico di Diego ad inizio gara.
La finale contro lo Stoccarda
Contro altri tedeschi, contro lo Stoccarda di Klinsmann già prenotato dall’Inter e dal succivese trapiantato in Germania, Gaudino. Proprio Gaudino costringe Giuliani ad una paperaccia e la beffa sembra nell’aria. Nella ripresa Eupalla fa il suo dovere e prima Maradona ottiene un rigore furbo furbo, che trasforma come da consuetudine, poi Careca segna nella stessa porta della magia di Renica. Si va in Germania e tra emigranti e tifosi imbarcatisi per la terra teutonica, lo stadio di Stoccarda è una replica del San Paolo.
La voce di Bruno Pizzul commenta la discesa di Alemao: “va Alemaoooo c’è un bucooo, la palla schizza sul portiere e sembra andare fuori”, ma quel Napoli aveva anche gli Dei dalla sua ed è zero a uno. Giuliani sfarfalleggia e si becca il pari di Klinsmann, ma poi c’è il due a uno. Maradona e Ferrara si inventano una giocata folle, su respinta da corner Diego rimette al centro di testa rubando il tempo ai panzer e Ferrara si scopre coordinato come il più scafato dei bomber e butta in porta tutte le grida di Napoli. 2 a 1, Ferrara piange stritolato dai compagni, Careca con 40 di febbre trova il 3 a 1 in contropiede ed il resto è storia: due goal inutili dei tedeschi e festa in Germania per tutti i napoletani, per i giocatori, per un trionfo irripetibile.
Marco Bruttapasta