di Valeria Iuliano
L’addio dell’ormai ex capitano azzurro, Marek Hamsik, ha aperto nuovi scenari, non soltanto tecnici ma soprattutto psicologici nell’ambito delle dinamiche di gruppo. Si è soliti identificare nello spogliatoio l’anima della squadra, perché lì risiede la verità di ogni singolo individuo. È nello spogliatoio, infatti, che l’individuo diviene parte di un’entità più grande: il gruppo.
Attraverso gli atteggiamenti, gli sguardi, i dialoghi all’interno dello spogliatoio, il singolo giocatore interagisce con gli altri: è proprio lì che nasce lo scopo condiviso che si cercherà di raggiungere collettivamente in campo.
L’addio di Marek è qualcosa di più grande di un cambio “casacca”, è la rimessa in discussione dei valori umani della squadra, che perde il suo “leader calmo”.
La Psicologia dello Sport spiega come ogni elemento influenzi l’altro, secondo un approccio sistemico, per cui i risultati di queste interazioni e influenze determinerebbero il successo o il fallimento del gruppo sul piano sportivo.
È per tale ragione che chi definisce la mancata cessione di Hamsik questa estate come un errore dovrebbe limitarsi al più a supportare la squadra con un “forza Napoli”, senza entrare nel merito di decisioni che non ha la capacità di comprendere. Hamsik è stato il garante del nuovo progetto tecnico.
Per quanto la leadership di Carlo Ancelotti sia da sempre riconosciuta universalmente, l’entrata in un nuovo gruppo è difficile per chiunque, anche per un tecnico vincente, soprattutto se la squadra è reduce da una cocente delusione sportiva ed è orfana del proprio allenatore-padre. La presenza di Hamsik ad inaugurare questo nuovo corso è stata indispensabile e necessaria per dare credibilità al progetto agli occhi del gruppo: l’addio dello slovacco avrebbe reso tutto più complicato.
Oggi è diverso. L’allenatore è riconosciuto da tutti come leader istituzionale, è entrato in piena regola nelle dinamiche del gruppo-squadra, si è fatto conoscere sul piano tecnico ed umano: ecco perché oggi l’addio di Hamsik è meno deleterio rispetto a sei mesi fa, contrariamente a quel che pensa la massa.
Spesso la poca conoscenza degli argomenti oggetto di discussione causa – su larga scala – il propagarsi di sciocchezze, luoghi comuni e slogan.
Si ha da sempre l’errata concezione che il leader debba: essere aggressivo, saper imporre le proprie idee, arrabbiarsi e protestare ferocemente.
Queste sono le ragioni secondo le quali Hamsik non sarebbe stato un leader.
Come lo si spiega a costoro che studi, ricerche in ambito psicologico-comportamentale hanno evidenziato che le personalità più influenti sono quelle assertive, da non confondere con le personalità passive e ben diverse da quelle aggressive?
Non lo si spiega. Si lascia ognuno nella propria ignoranza, nella convinzione di ciò che sia giusto o sbagliato per esclusivo parere personale, non curanti di chi professionalmente ha toccato con mano la veridicità di certe argomentazioni.
Oggi Insigne raccoglie l’eredità di Hamsik e in molti si chiedono se l’identità e l’appartenenza basteranno per essere capitano.
Tutto dipenderà da come questa appartenenza si tradurrà in comportamenti ed azioni.
Un leader deve essere sicuramente molto motivato e aver ben chiaro dove la squadra voglia arrivare; nei comportamenti ciò si traduce con la puntualità agli allenamenti, con l’impegno, anche nelle esercitazioni ossessivamente analitiche (Hamsik lo è stato fino a poche ore dalla firma del contratto, Allan invece si è dimostrato tutt’altro).
Un leader deve essere consapevole che le sue parole e le sue reazioni hanno un’influenza: reagire in malo modo dopo una sostituzione non è un comportamento da leader. Leader è chi cerca di spronare i compagni a fare meglio dopo un errore. È uno che ha l’intelligenza di diversificare il suo approccio comunicativo in base al carattere dei propri compagni. Ovviamente un leader deve essere tecnicamente e tatticamente valido, perché la competenza è un valore rilevante agli occhi del gruppo e per la credibilità del leader stesso.
D’ora in poi i detrattori dello slovacco capiranno chi è stato davvero Marek Hamsik.
Si sa: si capisce solo dopo il valore di ciò che si è perso.