Il mercato “riparatore”: pescando dal “cascione”storie di acquisti azzeccati e sfumati

 

 di Marco Bruttapasta

Ad un tifoso del Napoli che attende trepidante il mercato di gennaio, seguendo i vari siti e i vari PedullàDiMarzioVenerato , verrebbe naturale suggerire la stessa cosa che Massimo Troisi consigliò a Robertino di Ricomincio da tre: Jesce, va a rrubbà, tuocc e femmine!

Se nella fortunata pellicola, il buon Massimo provava a salvare Robertino alias Renato Scarpa dall’educazione rigidissima impostagli dalla mamma, in questo caso il tifoso dovrebbe distrarsi per non far arricchire l’Iban del proprio epatologo.

A ruota un altro consiglio:non lasciatevi fuorviare dai nomi! A volte un carneade o pseudo tale può portare più benefici del giocatore di nome, magari un po’ appagato.

La storia insegna che, anche in inverno, degli acquisti che vengono sottovalutati e accolti con la puzzetta sotto il naso, possono rivelarsi degli affaroni.

Ciccio Romano dalla Triestina è il caso più eclatante: il Napoli nell’autunno del 1986 arrancava tra qualche pari interno deludente e la disfatta di Tolosa, Diego era diventato papà suo malgrado e la manovra azzurra appariva farraginosa assai, priva di Pecci colpito da saudade in salsa felsinea.

Il Napoli aveva ancora uno slot libero per gli stranieri, allora se ne tesseravano due, e il popolo reclamava un brasiliano, un argentino, un nordico, l’importante che fosse famoso, bella presenza ed automunito.

Si parlava di Barbas,di un ritorno clamoroso in Italia di Falcao e invece Pierpaolo Marino se ne uscì rispolverando Ciccio Romano, che pure aveva un passato onorevole nel Milan ma che ormai frequentava da troppo tempo la cadetteria e perciò al suo arrivo la gente murmuliava.

La leggenda narra che in un Bar del Centro, un signore accolse così il suo arrivo: Addò l’ha truvato Ferlaino a chisto? Ncoppo o’ Bric e Brac?

Da allora non è più capitato un acquisto così decisivo, Romano fu fondamentale per lo scudetto, però il Napoli del primo anno di Benitez seppe regalarsi in inverno due giocatori, snobbati all’epoca, oggi con ben altra reputazione: Jorginho e Ghoulam.

Il Napoli si era scornato con la Roma per Nainggolan e Bastos, uscendone vinto, e ripiegando su un italo-brasiliano dal volto educato e poche presenze in A sotto il balcone di Giulietta e un algerino del Saint Etienne.

Dopo cinque anni il brasiliano è diventato il regista del Chelsea, dopo aver incantato negli anni di Sarri e il terzino, senza infortuni, oggi quasi sicuramente sarebbe un giocatore del Manchester United.

Venendo alle dolenti note, il Napoli di Ferlaino negli anni più bui pre e post Diego si è regalato acquisti che di “riparatorio” avevano ben poco.

Il disastrato Napoli versione 82/83, in piena lotta per la B acquistò Scarnecchia e Vagheggi, mentre il popolo e Diaz attendevano da mesi un regista dai piedi buoni.

Fu Mister Pesaola, chiamato in fretta e furia, a salvare poi una compagine quasi spacciata.

Dieci anni dopo, un altro ritorno in panca, Ottavio Bianchi, e Napoli sorprendentemente impantanato nei bassi fondi.

La società regala al tecnico, nella finestra autunnale, una bandiera romanista ossia Nela,che darà un bel contributo, mentre parecchio evanescente sarà il sedicente Buitre, Bresciani, dal Toro.

Passano gli anni,arriva l’autunno del 1995, i tifosi non avevano un Internet da stalkerizzare per le notizie di mercato e, allora, attendevano il risveglio per sbirciare un eventuale titolo a nove colonne del Corriere dello Sport, mentre nel corso della giornata chi poteva, ricorreva più volte al Televideo, per attendere novità che non arrivavano mai, o arrivavano in negativo.

E così il Napoli di Boskov perse dopo una partita in Coppa Europea del Parma, Filippo Inzaghi, già promesso da Tanzi a Ferlaino.

Superpippo, fino ad allora asfittico, fece il fenomeno e il Napoli rimase con una mano avanti e una indietro, come si suol dire a Oxford, dovendosi affidare per i goal più a qualche punizione di Cruz che alle capacità dei propri forwards, Agostini e Imbriani, buonanima.

Sfumò pure Muzzi da Cagliari al gong del mercato.

Nell’anno della retrocessione, Soccavo era simile per traffico di atleti, dirigenti e allenatori alla hall dell’Hotel Gallia di Milano negli anni ’60.

Viavai continuo, dopo l’avvio schock, arriva Mazzone e porta con sé Giannini, partono i due trasteverini e arriva Galeone con Allegri (orrore!) e un croato dal fisico pingue, Asanovic, pessimo a Napoli e protagonista poi di un grande Mondiale, mistero del futebol.

Nel Napoli che annaspava in B, nonostante le premesse estive di Ulivieri e Juliano, il mercato invernale portò quel Stefan Schwoch, decisivo poi nella cavalcata dell’anno successivo con Novellino.

Si torna in A e l’alba del 2001 vede il Napoli di Mondonico alla disperata ricerca di una punta per non scivolare di nuovo in B.

Si aspetta Martin Palermo, bomber potente del Boca seppur con protagonista di un precedente inquietante per una gara dove fallì tre penalty ma Altobelli e Corbelli, rima non baciata, portarono in concerto a Partenope, Edmundo.

Del talentuoso brasiliano ammirato in maglia viola appena un anno prima era rimasta solo la capa sciacqua.

O’animal regalò l’unico lampo vero nella partita più triste, segnando il goal bello e inutile della vittoria cum retrocessione di Firenze (ancora tu Arno maledetto!)

Seguono gli anni più bui, prima del fallimento:gli acquisti sfumati al gong si chiamavano Spinesi e Grabbi.

Grabbi , ex promessa bianconera, di stanza a Blackburn accusò il Napoli di avergli già fatto lasciare la casa britannica, con tanto di consegna di chiavi al padrone di casa, per poi trovarsi mmiezzo a via con moglie e figli in Terra d’Albione.

E poi è storia dei nostri giorni, dei mercati aureliani.

A gennaio del 2005 Aurelio e Marino dovettero ricostruire per la C una nuova formazione, visto che la rosa iniziale , con Ventura, proprio non decollava.

Arrivarono Calaiò,Gautieri che durò come un gatto in tangenziale,Capparella,Pià,Fontana e un giovanotto che sarà utile anche in A: Gianluca Grava.

Altro tourbillon d’acquisti nel gennaio del 2008, con il Napoli che all’impatto con la A si era rivelato abbastanza fragile.

Vennero Mannini incautamente accostato da Marino all’attuale 7 bianconero, il promettentissimo Santacroce, il birbante portiere argentino Navarro, più bravo a guidare la Vespa che tra i pali.

Ancora una volta , il migliore acquisto fu quello meno reclamizzato:Michele Pazienza da Foggia, titolare in seguito nel primo Napoli sul podio, dell’era Adl.

Seguiranno anni di attese vane e colpi deludenti:da Datolo , presentato al San Paolo (orrore!) , un fantasma fino alla sua trionfale uscita di scena con la notte del 3 a 2 a Torino sponda bianconera, a Gabbiadini, attaccante irrisolto e dal pallore leopardiano.

Il mercato racconta le storie degli anni di Sarri, con dei titoli d’inverno che andavano sfruttati meglio dalla società:i Grassi,i Regini e i Machach ancora gridano vendetta.

Oggi, purtroppo, il Napoli sembra non poter lottare per lo scudetto e chissà che Giuntoli non si inventi qualche giocatore oggi misconosciuto, domani titolare acclamato.

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