Di Alessandro Raucci
Si, lo abbiamo fatto, ci siamo riusciti, abbiamo vinto a Torino (questa è la frase che ormai ripeto da domenica sera, con lo sguardo della mia compagna che sembra dirmi : ”ti senti bene ?”).
Noi in quello stadio non avevamo mai vinto, ma il problema vero è che avevamo sempre dato quella sensazione di inferiorità, per un motivo o per un altro. Avevamo sempre perso prima ancora di giocare.
Non quest’anno però, non questa volta!
Questa volta abbiamo dominato, abbiamo imposto il nostro gioco e alla fine si, ce l’abbiamo fatta, abbiamo vinto a Torino.
Ma non voglio parlare della partita perché lo hanno già fatto in tanti e forse anche in troppi.
Tutti hanno analizzato al microscopio il nostro gioco, tutti sono saliti sul carro dei vincitori, tutti ora stimano quell’allenatore “grezzo” che non cambia mai. Questa è una vecchia storia e lasciamola lì.
Vorrei però parlare un po’ dei festeggiamenti, dell’entusiasmo della gente, di Capodichino (ma quanti erano?), di chi non ha dormito, di tutti i noi.
In tanti dicono che siamo i soliti esagerati, che non c’è motivo di festeggiare in questo modo una “semplice” vittoria, che se non dovesse andare come tutti noi speriamo, ci rimarrebbero solo i festeggiamenti ecc. ecc.
In parte sono d’accordo, però come si fa a non festeggiare una vittoria allo Stadium al 90’ minuto? Come si fa a non festeggiare il fatto di essere ad un solo punticino dai chi comanda il calcio italiano da sei anni?Come si fa a non festeggiare quando tutti ci davano per morti?
Ammettiamolo dai, è impossibile!
E allora festeggiamo ragazzi, festeggiamo il fatto di aver recuperato 5 punti in una settimana, festeggiamo il fatto di essere lì a mettere quella pressione che negli ultimi anni non hanno mai avuto, festeggiamo perché in fondo siamo Napoletani, Campani, passionali, viviamo di emozioni e questi ragazzi ce ne stanno regalando tante, queste 11 “facce di ca..o” (cit.) ci stanno facendo vivere quello che nessuno di noi immaginava ad inizio torneo.
Io non so come andrà a finire, ma il solo fatto di inseguire un sogno, quel sogno, quel tipo di sogno, mi fa dire che sinceramente ho già vinto, io, voi, noi tutti.
Vorrei chiudere parlando di Gianluigi Buffon. Dopo aver perso la testa nella sciagurata partita contro il Real Madrid, domenica è stato artefice di un gesto che mi è piaciuto davvero tanto e cioè quello di abbracciare i nostri calciatori a termine della gara, uno dopo l’altro.
E’ questo lo sport che vorrei insegnare ai miei figli, quello che dopo una battaglia, una guerra (sportivamente parlando) si conclude con i complimenti all’avversario, perché, in fondo in fondo, è sempre di un gioco che stiamo parlando.
E come piace dire al direttore, al nostro mister ed ormai a tutti noi….. Fino al Palazzo!