ATTACCO VS DIFESA: teorema e corollario

  Di Antonio Sieno 

 

Teorema: in Italia vince sempre la miglior difesa

Nei salotti televisivi di tutto lo stivale, da anni, si è diffusa ormai la convinzione che in Italia il campionato lo vince sempre la miglior difesa, diversamente da quanto avviene in campionati esteri ritenuti di una superiore qualità media complessiva, su tutti Liga spagnola e Premier League inglese, dove la fanno da padrone le squadre più prolifiche. Convinzioni e dicerie che, ripetute fino allo sfinimento, hanno il potere di divenire verità dogmatiche universalmente accettate da tutti gli appassionati del mondo pallonaro.

Ed allora sarà il caso di andare a ricercare la verità statistica nei numeri. La storia del massimo campionato italiano a girone unico, dal 1929/30 ad oggi, conta 86 stagioni calcistiche andate agli archivi, incluse le annate 2004/05 (scudetto revocato alla Juventus) e 2005/06 (scudetto assegnato all’Inter, terza sul campo). Tuttavia le stagioni tristemente note nel mondo come “Calciopoli” è necessario includerle per i risultati ottenuti sul campo, a validare e certificare lo studio sulla base di dati disponibili.

Nella tabella successiva è riportato l’albo d’oro della serie A, completato con la posizione della squadra vincente nelle speciali classifiche di miglior attacco, miglior difesa, miglior differenza reti.

Emergono dei dati statistici effettivamente interessanti: sul totale degli 86 tornei conclusi, la squadra campione d’Italia è risultata avere 43 volte il miglior attacco (50%), 44 volte la miglior difesa (51%), ma ben 63 volte la miglior differenza reti (73%). In pratica, la squadra che vanta la miglior difesa ha esattamente le stesse probabilità di vincere il campionato della squadra che vanta il miglior attacco, ossia, 1 su 2. Invece, clamorosamente, si scopre che avere la miglior differenza reti eleva di un ulteriore 50% la possibilità di arrivare al tricolore: 3 volte su 4, miglior differenza reti = tricolore.

L’accoppiata miglior attacco – miglior difesa, con l’ovvia conseguenza della miglior differenza reti, si è verificata in sole 18 occasioni. Quando non si vantano contemporaneamente miglior attacco e miglior difesa si rilevano dati ulteriormente significativi: 25 volte vincente miglior attacco, 26 volte miglior difesa, 45 volte miglior differenza reti. Se non si primeggia in tutte le classifiche, avere la miglior differenza reti assicura il tricolore con una probabilità superiore all’80% rispetto a chi possiede solo il miglior attacco o la miglior difesa.

Vale la pena notare come il Napoli campione d’Italia negli anni 1986-87 e 1989-90 non ha mai avuto la miglior difesa: nel primo caso, neanche miglior attacco, ma miglior differenza reti; nel secondo è miglior attacco, terza difesa, secondo per differenza reti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L’era moderna dei diritti tv: la difesa pareggia i conti

Concentrando l’attenzione sulla formula di torneo di massima serie a 20 squadre, in vigore dal 2004/05, si scopre che è solo da allora in poi, cioè nelle ultime 13 stagioni, che la miglior difesa si è portata in vantaggio di una sola lunghezza complessiva sul miglior attacco, avendo realizzato un parziale di 12 a 6, mentre il dato relativo alla miglior differenza reti conserva la propria affidabilità statistica (11 su 13).

Con la solita curiosità di chi scrive, si entra nel dettaglio degli ultimi anni, dominati dalla Juventus (includendo anche il dato relativo alla stagione in corso 2017/18, chiaramente parziale, al fine di comprenderne l’evoluzione tendenziale). E si scoprono alcune inaspettate verità:

 

 

 

 

 

 

 


Nella stagione 2013/14 la Juventus del record di punti di tutti i tempi distanzia la Roma seconda in classifica di ben 17 lunghezze. I bianconeri risultano avere la
miglior difesa con 23 reti subite, appena 2 in più dei giallorossi che ne subiscono 25. Possono quelle sole 2 reti di scarto al passivo valere 17 punti pari a 5 vittorie e 2 pareggi, ossia 7 partite? Evidentemente no! Ed infatti si scopre che il dato significativo risulta essere ancora una volta la differenza reti, nella cui graduatoria la Juventus sopravanza la Roma di 10 lunghezze, sufficienti a spiegare l’ampio scarto in termini di punti. Il Napoli, terzo in classifica generale, distanzia di ben 18 punti l’Inter piazzatasi quinta, a parità di difesa (entrambe 39 gol subiti). Allora come spiegare il solco siderale scavato dagli azzurri se non con la differenza reti a favore di +15 (38 vs 23)?

Nella stagione successiva, 2014/15, la Juventus distanzia ancora una volta la Roma di 17 punti, scavando un solco imbarazzante di +25 sul computo della differenza reti (48 vs 23, più del doppio).

Lieve anomalia nella stagione 2016/17, in cui il podio della classifica generale, confermato dalla graduatoria dei gol subiti, è praticamente ribaltato nella speciale classifica dei gol fatti e della differenza reti. La classica eccezione che conferma la regola, spiegabile con il pressoché sostanziale equilibrio in termini di risultati generali, segnati per l’esito finale degli scontri diretti fra le prime 3 della classe nella speciale classifica avulsa tra di esse.

Per la stagione in corso 2017/18, il cui finale è ancora tutto da scrivere per la lotta scudetto, si pone l’accento su un dato a dir poco imbarazzante: nella speciale classifica delle reti subite, primeggia come solito la Juventus, seconda l’Inter con 22 reti subite, una sola in meno del Napoli. Eppure i nerazzurri hanno lasciato sul campo ben 36 punti, esattamente il doppio di quelli lasciati dai partenopei: ancora una volta il tutto è perfettamente spiegabile con la differenza reti, con cui il Napoli batte l’Inter per 47 a 32: 50% in più.

Nel complesso, i dati risultano in linea con i rilievi di carattere generale emergenti dalla serie storica: non è dimostrata la validità del teorema in Italia vince sempre la miglior difesa.

Per la teoria dell’assurdo resta invece dimostrato che in Italia 3 volte su 4 vince la miglior differenza reti.

 

Corollario: migliorare la tenuta difensiva garantisce più punti

Dall’assunto “in Italia vince la miglior difesa” discendere direttamente il corollario “i punti si perdono per colpa della difesa”.

Poiché i numeri non mentono mai, può essere interessante studiare quelli che riguardano il Napoli e verificare il percorso azzurro dell’ultimo quinquennio, da Rafa Benitez a Maurizio Sarri, per scoprire se i risultati raggiunti in campionato, messi al confronto tra di loro, rispettano le dicerie da salotto catalogate nel corollario “i punti si perdono per colpa della difesa”, ovverosia “subire meno gol assicura più punti”.

 

 

 

I dati generali delle stagioni considerate, segnanti i miglioramenti stabiliti dal Napoli (capace di riscrivere la propria storia a suon di record) sono noti. È interessante analizzare i valori medi riferiti ai punti, gol fatti, gol subiti, differenza reti:

  • la pessima seconda stagione di Rafa Benitez appare evidente in tutti i dati statistici;
  • il dato relativo ai pochissimi gol subiti nella stagione in corso, peraltro parziale, tendenzialmente in proiezione sembra certificare il miglioramento in termini di punti finali;
  • i relativamente pochi, 32 gol subiti, della stagione 2015/16, non valgono la miglior posizione nella graduatoria relativa, pagando ben 4 punti rispetto alla stagione 2016/17, nonostante 7 reti in meno (18%) subite, al contempo contandone 4 in più rispetto alla stagione 2013/14.
    Evidentemente la responsabilità dell’anomalia rilevata deve ritrovarsi nel dato riferito al numero di gol fatti (94 – 80 – 77), o per meglio dire, nella differenza reti fra le 3 stagioni (55 – 48 – 38);
  • curioso evidenziare come tra le annate 2013/14 e 2016/17, a parità delle tante reti subite, ben 39, ci siano 8 punti di distanza in classifica: evidentemente dipendenti dal rapporto fra i gol fatti, 94 a 77. Vale a dire che il miglioramento è tutto insito nella differenza reti (55 a 38) a favore della stagione 2016-17;
  • la stessa graduatoria dei gol fatti presenta l’anomalia della terza posizione del Napoli versione 2017/18, virtualmente primo per media punti. Peraltro con uno scarto di appena 1,5% rispetto alla quarta posizione occupata dalla stagione 2013/14;
  • il dato statisticamente rilevante e che meglio approssima la graduatoria delle medie punti è la differenza reti mediata, dove emerge innanzitutto la disastrosa annata 2014/15. Si evidenzia inoltre chiaramente il miglioramento in termini di punti tra le stagioni 2013/14, 2015/16 e 2016/17, rispettivamente chiuse con 78, 82, 86 punti. La stagione in corso, per differenza reti mediata e punti in classifica, se la gioca con la stagione 2016/17;

Sorge dunque il dubbio che non sia esattamente veritiero l’assioma secondo il quale sia fondamentale subire pochi gol, quanto invece avere la miglior differenza reti possibile.

Corollario del corollario: il peso ponderale dei gol subiti

Entrando nello specifico dei risultati ottenuti dagli azzurri nel torneo in corso, 2017-18, di seguito si riporta il calendario con risultati alla mano, in parallelo a quello dei bianconeri con cui sono in aperta lotta scudetto.
Dalla classifica generale è noto che, alla 33à giornata il Napoli ha collezionato ben 81 punti, frutto di 25 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte, mettendo a referto 70 reti, subendone 23. Dunque gli azzurri hanno lasciato sul campo 18 punti a fronte di 8 partite non vinte.

 

 

 

 

 

 

Analizzando l’intero calendario con risultati a fronte, sono state evidenziate le gare in cui gli azzurri non sono pervenuti alla vittoria. Orbene, sulle 33 gare disputate, solo in 8 di esse non sono arrivati i 3 punti: per ben 5 volte si è verificato come punteggio lo 0-0; pareggio 1-1 sul campo del Sassuolo; sconfitte interne 0-1 contro la Juventus e 2-4 contro la Roma.

Dunque, ben 10 dei 18 punti persi (56%) sono stati lasciati sul campo a reti inviolate. I restanti 8 punti persi, pari al 44% del totale, sono perciò imputabili alla difesa, capace di subire 7 reti. Sembra che la difesa abbia lavorato benissimo, se è vero com’è vero, che non ha colpa alcuna, risultati alla mano, sul 56% dei punti persi nel corso della stagione. Viene invece il dubbio che l’attacco abbia avuto la responsabilità di non portare alcun contributo con qualche golletto da 3 punti.

In totale, sono appena 7 le reti decisive subite in 3 sole partite e costate al Napoli l’enormità di 18 punti. Come aver perso 6 volte per 1-0.

Le restanti 16 reti subite dal Napoli (70% del totale) sono costate al Napoli la bellezza di 0 (dicasi zero) punti persi.

In parallelo, la Juventus miglior difesa del torneo in corso con sole 19 reti subite, ha lasciato sul campo 14 punti persi in 6 partite: 2 gli 0-0, 8 gol subiti nelle restanti 4 gare. La difesa è costata ai bianconeri ben 10 punti su 14 (72%) del totale. La fase difensiva della Juventus ha funzionato meno bene di quella del Napoli, facendo perdere ai bianconeri ben 10 punti su 14, mentre al Napoli soltanto 8 su 18.

La Juventus compensa lo scarto in termini di reti realizzate e quindi con la differenza reti.

Qualcosa sfugge alla logica-corollario “i punti si perdono per colpa della difesa”.

Per assurdo pare dimostrarsi che “fa più punti chi ha la migliore differenza reti”, parente di “fa più punti chi distribuisce meglio le reti e ne subisce in modo indolore”.

 

I numeri non mentono, mai. Gli opinionisti dalle opinioni opinabili sì, a volte, spesso.

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