C’è solo un Capitano!

 

Di Valeria Iuliano

 

 

Undici lunghi anni, cinquecentouno presenze, centoventi gol e centodieci assist: non sono bastati! Non è stata sufficiente neppure la devozione, così come il rispetto e la signorilità che Marek Hamsik ha donato ad un intero popolo. Le critiche, feroci, sono pervenute comunque, senza alcuna valutazione morale del suo agire nel corso di questo decennio. Vissuto sempre all’ombra del “ruffiano di turno”, prima di Lavezzi, poi di Mertens e Reina, Hamsik ha atteso il suo turno. Ha aspettato, con la speranza che quel popolo si accorgesse di lui, come tutte le volte ha fatto, riponendo il più delle volte fiducia nelle persone sbagliate. Hamsik, in silenzio, ha soprasseduto e col tempo ha dimostrato che millantare amore non vuol dire amare, che il silenzio – spesso – racconta più delle parole. Solo l’addio di Higuain ha svegliato un popolo narciso, capace di esaltarsi per un tweet e un canto sotto la curva, ma che trascura e dà per scontato la concretezza di un uomo e di un professionista dai valori del passato.

Poco teatrale, per niente finto, non paravento: come può, Hamsik, diventare “Masaniello”?
Se avesse utilizzato un linguaggio scurrile o falli strategici per anticipare le proprie vacanze, anziché sgobbare sul campo, sarebbe stato senz’altro l’idolo dell’ambiente.
Così, però, non è stato. In nome del rispetto e dell’educazione, egli ha agito. Bistrattato su più fronti, ha continuato, imperterrito, a credere di poter scrivere la Storia e lo ha fatto: miglior marcatore azzurro di sempre.

Undici lunghi anni di un amore – talvolta – a senso unico e la dimostrazione di ciò è quantomai attuale: anziché apprezzare chi ha donato i migliori anni della sua carriera all’Azzurro, rifiutando club storicamente vincenti, lo si critica negativamente; neppure il buon senso di capire che non intende affatto trasformarsi nella zavorra tottiana di turno. Un uomo che ha avuto il coraggio di fermarsi in tempo, che è riuscito a comprendere e ad accettare la fase discendente della sua carriera. Marek è di tanti, ma per pochi: solo l’élite del tifo partenopeo può comprendere – fino in fondo – un uomo dalle grandi qualità morali, concrete e mai ostentate, per apprezzarlo, così com’è, nella sua semplicità e riservatezza.

L’egoismo mai apparterrà all’amore ed è per questo, Marek, che chi ti ama non potrà giudicarti negativamente.
Va’ e raccogli ogni rinuncia di questi anni. Buona fortuna per tutto, qualunque sarà il tuo destino…il posto in cui sei adesso, però, sappi che Dio l’ha cerchiato su una mappa a posta per te.

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