Di Valeria Iuliano
Dalla stagione 2018-2019, come tutti sapranno, prenderà il via una riforma costituita allo scopo di valorizzare i giovani calciatori, soprattutto italiani: le squadre di Serie A potranno schierare squadre B nel campionato di Serie C.
Questa è almeno l’intenzione primordiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Da dove nasce l’idea di questa riforma?
Da considerazioni inevitabili circa il crollo dei risultati sportivi dei diversi livelli della Nazionale italiana di calcio e, nello specifico, dalla appurata inutilità dei campionati Primavera che, sempre meno, formano giovani calciatori pronti a debuttare in prime squadre professionistiche.
Siamo inevitabilmente sempre fermi sul concetto della formazione, che non sarà certamente risolto dall’inserimento dei calciatori in campionati più competitivi: proprio al calcio italiano non è mai mancata la volontà di vincere; semmai è stato esattamente questo aspetto a limitarne l’evoluzione.
Tale riforma renderà confusa ancor di più la situazione calcistica italiana, senza porre rimedio al principale problema: la scarsa preparazione tecnica e tattica degli atleti, soprattutto a livello individuale.
Ai corsi allenatore FIGC, i docenti di Tecnica e Tattica sono soliti – negli ultimi periodi – dare priorità a gesti tecnici e tattici individuali che i calciatori in formazione eseguono sempre meno e in modo non soddisfacente.
Da dove partire allora? Da un percorso parallelo e propedeutico al calcio a 11: il futsal (calcio a 5).
La FIGC dovrebbe obbligare i settori giovanili alla doppia attività: calcio a 5 e calcio a 11.
È proprio il 5 vs 5 ( 4 vs 4 più 2 portieri) in fase di possesso palla a consentire al possessore di palla di sviluppare il gioco in ampiezza, in profondità e in sostegno.
Prima degli aspetti tattici, il calcio a 5 favorisce l’abilità tecnica, che poi si trasforma in competenza. Praticando l’attività calcistica su una superficie ridotta di campo, è sempre più frequente il contatto con la palla: il calciatore, quindi, acquisirà via via una maggiore capacità di dominare la palla (in gergo calcistico semplice usiamo l’espressione “dare del tu alla palla”).
Inevitabilmente, il calciatore svilupperà delle abilità tecniche espresse alla massima velocità, essendo il calcio a 5 l’emblema di uno “small sided game”.
Troppo spesso, nel calcio a 11, si dà priorità alla velocità motoria degli atleti, trascurando lo sviluppo di quella cognitiva. Il calcio, essendo una disciplina “open skill”, richiede che un giocatore sia capace di: “vedere” rapidamente, “capire”, “scegliere” correttamente e in breve tempo il gesto tecnico da eseguire.
Tale gesto tecnico, in buona sostanza, deve essere funzionale ad adattarsi a situazioni di gioco mutevoli, data la presenza dell’avversario. Il Napoli è la squadra che più utilizza i gesti tecnici del calcio a 5: Mertens questa stagione ad esempio ha segnato un bellissimo gol di punta contro il Cagliari, spesso Insigne effettua degli stop a seguire con la pianta del piede, talvolta conduce la sfera con quella superficie del piede. Il Napoli di Sarri, inoltre, lavora – più di tutte le squadre in Serie A – sui cosiddetti “triangoli mobili”, esercitazioni abusate nella formazione del giocatore di calcio a 5, essendo necessarie all’interpretazione della fase di possesso palla (nel calcio a 11 si parla di “esercitazioni per la ricerca del terzo uomo”).
Suona come uno slogan “i calciatori non sanno più marcare”. Non lo è: è la nuda e cruda verità.
Oggigiorno nella massima serie del nostro calcio assistiamo a giocatori sempre meno abili in un fondamentale della tattica individuale di difesa: la marcatura. Quale migliore disciplina del calcio a 5 a fini didattici?
Nel futsal si è sempre più coinvolti in situazioni di 1 vs 1: i princìpi quindi di marcamento e smarcamento vengono messi in pratica a prescindere dalla specializzazione del ruolo (all’occorrenza tutti devono essere in grado di attaccare e difendere). Lo sviluppo esasperato ad esempio del princìpio del marcamento inevitabilmente rappresenta un punto chiave anche all’interno del sistema difensivo a zona: si tiene come riferimento la palla, si copre lo spazio, senza però perdere di vista l’uomo.
Il calcio a 5 sviluppa l’intera dimensione individuale del calciatore, rendendo completo il proprio bagaglio calcistico.
“Durante la mia infanzia, ho sempre giocato a futsal. Se non fosse stato per il futsal, oggi non sarei diventato quello che sono”: è quanto ha dichiarato la stella dei blancos, Cristiano Ronaldo.
Sono tanti i campioni di calcio a 11 che si sono formati attraverso il futsal: Ronaldinho, Messi, Iniesta, Xavi, Coutinho, Neymar, Ronaldo, Kakà, Robinho etc.
Ora il calcio italiano deve scegliere: schierarsi con i mediocri o dalla parte di questi campioni?
Il calcio, che non migliora, peggiora…ed è quanto accaduto all’intero movimento calcistico italiano.