Diavolo di un Luciano (Tarallo: lo scopritore di Sepe, ma anche Crispino, Nikita Contini, Marfella).
E diavolo di un Giorgino (mio figlio portiere).
E diavolaccio (nel senso che lui milanista lo è stato per davvero) pure Cosimo La Ferrara, attuale bomber (si spera) del Giugliano.
Ma cos’è, il Cast di una pièce di Sartre, “Il Diavolo ed il Buon Dio”?
No, no. Questi hanno solo messo in scena il gol di Lautaro Martinez con 48 ore di anticipo, la mattina di lunedì.
Non mi state seguendo, lo so. Ora vi spiego tutto.
Lunedì mattina su un bel campo dei Salesiani gestito dall’ospitalissimo Atletico Portici, il Super Santos (nomen omen), Luciano Tarallo mi convoca con mio figlio Giorgio, portiere diciassettenne dell’Internapoli, per testarlo. Era curioso di conoscerlo, ne aveva sentito parlare, ed io ero curioso di avere il suo temuto giudizio che si sa, non è mai diplomatico ma sempre sincero e professionale (“Umbé, nun è buon, leva mano”, il mio incubo).
Insomma, pre lock-down, ci eravamo ripromessi di fare uno stage personalizzato, e lunedì mi concede l’occasione.
La domenica sera tempesto di telefonate mio figlio uscito con gli amici perché deve venire a dormire, facendogli la solita “pippa” che bisogna essere professionali, che gli impegni sono impegni (in realtà lo avevo preso solo io, a lui non gliene calava mica). E lui mi fa la bontà di rientrare poco dopo mezzanotte anziché l’una, con me che gli urlo dietro appena apre la porta: “A dormireeeee” (“uff, papà”, bofonchia ma subisce, stu guaglione è proprio educato).
La mattina alle 7:30 lo butto dal letto e lui spalanca gli occhi inorridito: terremoto? mamma sta male? E’ arrivato il Covid? Papà, che è stato? Muovitiiiiii, lo stage!
Di riffe o di raffe (è tardiiiiii!!!!!) riesco a trascinarlo fino a Portici.
Quel disgraziato di mio figlio, un bisteccone magro di 65 chili per 1,85 tutto suo nonno materno che ancora oggi dall’alto della sua bellezza di ultraottantenne splendido mi guarda schifato, a me e la mia panza (non accetto ironie sul pater numquam e mater semper certa est, è mio figlio ed ho le prove, niente test del DNA, ten’ a stessa capa ‘e merda mia, due gemelli, e poi mia moglie è ‘na buona guagliona), come vede rimbalzare un pallone si ringalluzzisce e comincia a sudare sotto gli ordini del Tarallo di nome ma Martello di fatto. Che ad un certo punto mette in atto il colpo di scena: fa arrivare il prof. Cristiano Giannotti, esimio preparatore atletico, ed il bomber – ex fenomeno delle giovanili del Milan – Cosimo La Ferrara.
Finita la parte individuale, si passa al bombardamento del portiere, con Cosimo ed un ragazzo di Portici che gioca nella Cavese a torturarlo con bombe terra-aria, terra-terra (papà, mi fa male il fianco.. ma buttati!! Io alla tua età l’erba l’ho vista col binocolo, io mi sfrantecavo i fianchi e le cosce sulla puzzolana senza manco imbottiture, sulle zolle di terra vesuviana e la granella a grattugia che le passavano sopra, ero tutto un butto di sangue e tu parli pure!! Luciano annuisce e mio figlio non parla più, tanto con me non si può parlare….).
Giorgio un po’ li prende (i gol), un po’ li prende (i palloni), un po’ respinge. Luciano tutto osserva, quel portierino non è male, apprende subito, si farà, ma c’è tanto da lavorare. Però non lo boccia, il feeling con Giorgino è immediato, Giorgio lo guarda come non ha mai guardato me, ipnotizzato (ed io masochisticamente ne sono pure felice!).
Insomma, va tutto bene, ma…
Cosimo, che combini! Fino a questo momento hai stoppato di petto, l’hai messa a terra, hai caricato col corpo, hai fatto i passetti brevi di preparazione, hai abbassato il corpo per non mandarla alta, hai tirato forte, di collo pieno, alternando alto, basso, incrociato. Ma ora che fai, carichi lentamente, ti giri di lato, apri un po’ il piatto e spari la bordata a giro, che scavalca Giorgio proteso stancamente in tuffo e si insacca alla sua sinistra.
Ah no, qui scatta il Tarallo! Eh no, Giorgio. Ja sturià! Devi studiare la postura. Se quello si sposta di lato, e gira il piede, dove te la può mai mettere? Jamm, ragiona. Ti devi preparare, il piazzamento. Io mi sveglio dal coma come ‘o nonno di De Crescenzo ed il milione. Piazzamento? Zofffff! Tu che ne sai di Zoff, urlo io! Manco si tuffava. Faceva il professore all’università. Papà, ma non era il portiere dell’Italia? Ma che c’entra, era un matematico insigne. No Lorenzo Insigne, Maronn che confusione! La bisettrice, Giò. E’ tutto un problema di bisettrice. Non l’avessi mai detto. Luciano parte con una lezione di trigonometria e geometria applicata che io penso: mo’ Giorgio ci manda tutti affanculo, lui che odia la matematica ed ama le lettere, fa il portiere perché pensa che sia poetico e noi gli diciamo che è matematico. Chist mo’ ci schifa.
Invece ‘o guaglione si gratta la testa, riflette, con lo sguardo sveglio (sveglio l’è sveglio, azz se è sveglio), scrolla le spalle e torna in porta. Io taccio, attendendo la sua reazione.Cosimo riprende a bombardare sotto il mio sguardo carico di apprensione, ma dopo 4 o 5 bombettoni, che fa? Ci riprova, sposta il corpo e… Giorgio si illumina, si piazza bene stavolta, muove i piedi, vola e la mette via, si alza e grida: eh no, stavolta l’ho letto! Luciano per poco non lo abbraccia, ma comincia a fare la danza dell’indiano per la contentezza.
“Portami ‘o guaglione quann’ vuò, chist è sveglio, impara presto!”.
Baci, abbracci, salamelecchi, il Prof. che promette a mio figlio che se lo segue in palestra lo fa diventare Ursus, io dico: Prof, qui non siamo alla Juve, solo crescite spontanee, non è che le do ‘o piccirill sicc’ sicc’ e me lo fa diventare Vialli dopo la cura? Nun pazziamm! Lui dice che alla Juve c’è stato, ma tifa Napoli e si salva.
Ce ne andiamo tutti ignari di quanto sta per accadere, ed invece….
Il giorno dopo scendono in campo Meret ed il Napoli a San Siro. Il Napoli prende subito gol perché quel presuntuoso di Rui pensa di fare il sombrero olé al limite dell’area, Valeri come sempre nun ver manco ‘o cazz quando ci siamo noi, figuriamoci la gamba tesa del Bros (lo chiamo così, se no Caressa mi fa due palle tante), insomma Alex prende gol in controtempo e non ci può far nulla. Chi segna? Danilo D’Ambrosio da Caivano, che fa gol sempre a noi. Ma dico io, tu sììì ‘e Caivano… Vabbuò, pazienza.
Ad un certo punto ancora Epic Bros sta per fare gol, ma Alex il gatto magico va giù con una velocità pazzesca e leva la palla dalla porta.
Maronn, che paratone, chist sì è purtiere!
Ed il flash-back del giorno prima arriva puntuale alla mia memoria…
Giorgio si mostra particolarmente reattivo, Luciano è compiaciuto, e gli chiede: sai chi sono gli atleti con più reattività? Boh, guarda me per chiedere soccorso, visto che dico di sapere tutto di sport, ma io faccio finta che il fatto non è mio. Quelli del tiro a volo, il piattello! Sentenzia Luciano. Per i professionisti del tiro a volo, molto allenati nella coordinazione occhio-cervello-mano, si arriva a 10-30 centesimi. Chi cazz ‘o sapeva! I portieri sono tra i 33 ed i 38 centesimi – aggiunge – Meret è a 30-31: nu’ mostro!
Riavvolgo il nastro: è ‘o vero! Chist è nu mostro.
Lorenzino serve un pallone d’oro a Politano che però è mancino. Mentre si piglià ‘o café, cambia piede, Handa salva. Poi Lorenzino si mette in proprio: che, vuje putite sbaglia’ ed io no? Mo’ ve la faccio vedere io! E sbaglia pure lui il più clamoroso dei gol (ma quale Candreva e Candreva, sbaglia e basta).
Poi come al solito il Napoli resta negli spogliatoi e la partita si svolge languidamente fino a che Mister Trapianto mette il Toro, che infuriato l’è infuriato per un po’ di panchine ultime.
Stu cazz ‘e toro piglia e parte, Demme lo guarda ossequioso, gli altri si scansano, chist che fa? Si sposta di lato, la postura del corpo è inequivocabile, arriva ‘o tiro a giro, bello tosto, Alex si cocca sulla sua sinistra, luong luong, ma a una mano sola, quella di destinazione, un po’ molle, manco in ritardo, ma non legge, non legge, cazzo, ma l’hai sentito a Luciano, fattelo dire da Giorgio, Alex rispondi!!!! Maronn, ha preso gol! E mo’ a questi ( i cacacazzi che non vedono l’ora di criticare) chi li sente.
Vabbuò, ha sbagliato, ci sta.
Ma Luciano è implacabile. Whatsapp immediato:
“Ciao Umberto, fai notare a Giorgio il secondo gol dell’Inter di Lautaro….hai visto come si legge in anticipo la postura di un attaccante che vuole calciare a giro? Accelera e si mette quasi di lato alla palla ed apre l’anca per permettere la rotazione della gamba e quindi del piede… comunque è un tiro che da quella distanza è di facile lettura per il portiere, soltanto che Alex ha perso il tempo e l’orientamento (spazio/tempo: nome e cognome del calcio)”.
Subito dopo mi faccio gruoss’ e lo ripeto a Campania Sport, giustificando me stesso che non sto copiando perché queste cose le so pure io, ma se Luciano è d’accordo con me, non mi posso sbagliare: 5,5 a Meret – perché un padre (seppur putativo) deve essere severo – e Iannicelli che quasi sviene e si scompiscia, convinto che io per contratto non possa mai mettere meno di 8 al “mio” Alex.
Il giorno dopo escono gli “scienziati” che dicono: Meret nun è buono, Chiarié, nun capisci nu cazz ‘e nient. E quegli altri che lo amano: Chiarié, tu quann’ mai sei stato portiere o capisci quaccosa e purtier…
Ottimo, ho scontentato tutti.
Tanto mi arriva il whatsapp che mi serve per consolarmi, sempre di Lucianone:
“Buongiorno Umberto, stracontento quando si va nei dettagli come hai fatto ieri sera in tv. Le persone, che sono curiose soprattutto se si parla di calcio (la maggior parte di loro pensa di sapere e lasciamoglielo credere), restano estasiate nel sentire cose nuove e non replicano, perché? Semplice, perché quella ignoranza da loro indossata come una camicia difficilmente ammetteranno di averla… Ma quando si va su concetti tecnico/tattici ed in dettagli molto particolareggiati, da te espressi brillantemente ieri sera durante la trasmissione, molto difficilmente troverai qualcuno che possa ribattere ed imbastire una discussione costruttiva. Perché? Semplice: manca loro la competenza, non hanno studiato, non basta manco aver calcato il rettangolo di gioco. Come ribadisco ai ragazzi ed a qualche campione del mondo che ho avuto la fortuna di allenare (Reina), si ascolta per dimenticare, si vede per ricordare e si esegue per imparare. Infine, un’ultima cosa: la situazione spesso insegna più dell’istruzione, la chiamano “vissuto”, “esperienza”. Bene, speriamo sia così anche per il nostro portierone”.
Non avrei altro da dire, se non fosse che non solo sono ignoranti, ma fanno pure “e prufessur”. Altro che tacere.
Tant’è. Alex, Giorgio: andate avanti nei vostri sogni. E mi raccomando: studiate, studiate. Il portiere è matematico o poeta? Essere o non essere? Nu poco pazz lo è, jamm.
Su questo siamo tutti d’accordo. Perciò portieri si nasce, ed io lo nacqui. Ancora cu’ sta storia? Vabbuò, al massimo portiere di palazzo. Anzi, di albergo. Già lo so: ‘o Vesuvio.
Però io Osimhen non l’ho dato al Liverpool o al West Ham, l’ho annunciato al Napoli in diretta alla radio. Mo’ non dite niente, eh? Magnatev ‘o limone. Tié.
Napoli, 31 luglio 2020
© Umberto Chiariello