José Luis Chilavert: molto più di un portiere
José Luis Chilavert non è semplicemente identificabile con "l'ossimoro del portiere che segna", ma non va dimenticato l'impatto sul ruolo e fuori dal campo
“Togliti di mezzo, tiro io!”. Con l’intensità repressa di un bulldog ringhiante ma con quasi un metro e novanta per novanta chili, pochi avrebbero tentato di ostacolarlo. Eppure le battute su punizione di José Luis Chilavert non erano semplici siluri, ma tiri precisissimi e molto ben indirizzati.
Il gol su punizione più famoso di David Beckham fu lodato come una testimonianza dello sconfinato potenziale e della classe di una futura stella. Un anno prima, però, Chilavert lo aveva già superato.
Guardando al calcio di punizione da distanza siderale che trafisse il portiere del River Plate, il Mono Germán Burgos, persino lo stesso portiere paraguaiano dichiarò che, anche se avesse riprovato quella battuta 1000 volte, non avrebbe tirato così bene.
Gli esercizi di precisione e il vizietto del gol
I suoi instancabili esercizi di precisione sul campo di allenamento – dove rimaneva per battere circa 100 calci di punizione al termine di ogni sessione – hanno posto le basi per una carriera in cui ha segnato oltre 60 gol per le squadre di club e 8 in nazionale.
Il suo modo di essere, così focoso sul campo, faceva sì che le luci della ribalta gli venissero sempre riservate, e spesso si rendeva protagonista di accenni di rissa e polemiche, aggiungendo una certa dose di temperamento all’epoca d’oro del Paraguay negli anni ’90.
Dopo la fase finale della Coppa del Mondo del 1958, in cui Los Guaraníes non superarono per un pelo la fase a gironi, l’Albiroja riuscì a fare solo un’altra apparizione sulla scena mondiale nei successivi 40 anni. Sebbene abbia vinto la Copa América del 1979, la squadra sudamericana visse gli anni di maggior splendore ai tempi di calciatori come Carlos Gamarra e Francisco Arce.
C’era però un solo leader: José Luis Chilavert.
Il curioso isolamento della posizione del portiere ha fatto sì che ci siano stati pochi capitani a vestire la maglia numero uno, per cui quelli che hanno unito i due ruoli sono stati figure leggendarie. Dino Zoff, Peter Schmeichel, Oliver Kahn, Lev Yashin.
Tutti loro sono venerati con un alone di mito.
Il rispetto per Chilavert va molto al di là delle sue imprese internazionali. Pur essendo stato votato per tre volte miglior portiere del mondo ed essendo stato per due volte capitano del suo Paese ai Mondiali, non ha mai giocato per uno dei club più importanti d’Europa.
Ha invece disputato solo tre stagioni di altissimo livello in Europa, prima con il Real Zaragoza e poi con lo Strasburgo, con il quale è rimasto nonostante la retrocessione in Ligue 2, riconquistando la promozione in Francia dopo aver vinto la Coupe de France l’anno prima.
Gli anni al Vélez e gli alterchi con gli argentini
Dopo aver lasciato il suo paese natale all’età di 20 anni, Chilavert ha trascorso la maggior parte della sua carriera in Argentina, soprattutto con il Vélez Sarsfield, con il quale ha vinto la Primera División e la Copa Libertadores, e ha guadagnato l’ammirazione dei tifosi per il suo atteggiamento focoso.
Gli alterchi con Faustino Asprilla, Diego Maradona e Roberto Carlos, per citarne solo tre, sono diventati celebri e hanno diviso la critica. Tuttavia,la maggior parte dei commentatori ha sempre trattato Chilavert con grande rispetto.
Quando Maradona appoggiò il regime di Maduro, il portiere paraguaiano lo apostrofò così: “Vergogna mondiale…”. E sulle opinioni politiche del D10s si espresse dicendo:“Il ruolo di Maradona è molto triste. Prima delle elezioni ha sostenuto il figlio del re e ha distrutto Infantino, e ora lavora per lui. Sappiamo che Maradona per un hot dog e una Coca cambia idea. Ha un ruolo triste, è usato come un burattino, non ha peso. I miei valori non hanno prezzo”.
Ma la stoccata più grande fu: “Ho vinto tanto e senza droghe“.
Eppure in un match tra Vélez e Boca, dopo che Chilavert si rese protagonista di un miracolo parando una punizione di Maradona diretta nel sette, il fuoriclasse argentino si complimentò sportivamente con il portiere:
La fuga dalla povertà e il riscatto dal passato
Chilavert ha affermato di aver vissuto scalzo fino all’età di sette anni, e di aver sofferto l’ira dei tifosi a causa del suo bizzarro approccio al ruolo di portiere, ma è rimasto fedele alle sue convinzioni e si è battuto per arrivare al top e rimanerci.
D’altronde siamo al cospetto di una persona scappata dalla fame, dalla povertà, che ha sognato una vita ben diversa.
Tutti questi fattori hanno plasmato la personalità estrosa e straripante del “Chila”, un personaggio che non si è mai piegato al destino, ma che è riuscito a influenzarlo e a sovvertirlo
Si è rifiutato di giocare per il suo Paese quando la Copa América del 1999 fu organizzata nella sua patria. Il motivo? Il Paraguay aveva investito troppo nel calcio, a scapito dell’istruzione, e accusò senza esitazione i dirigenti della CONMEBOL di corruzione.
Chiunque altro avrebbe taciuto e scelto la via del silenzio, ma non il più venerato e noto calciatore del Paraguay, l’unico e inimitabile José Luís Chilavert. Quel Chila la cui carriera non può essere spiegata semplicemente con le prodezze balistiche su punizione, con le critiche ad altre personalità del calcio sudamericano, con l’eccentricità e la megalomania, nonché con alcuni “colpi di testa”.
Chilavert è stato eletto il migliore del mondo per ben 3 anni: 1995, 1997 e 1998 secondo la classifica dell’IFFHS. Per i puristi dell’arte pedatoria, questo dato dovrebbe essere prioritario ai fini di un giudizio del Chilavert calciatore.