I fiori del male, il calcio e l’angoscia

Lo spleen per questo calcio che non mi appartiene più

Che angoscia questo calcio, esclama nell’editoriale Umberto Chiariello nel corso di Campania Sport del 13 maggio 2018:

Un poeta francese, uno dei maggiori del decadentismo francese, Baudelaire ne I fiori del male parlava di spleen; cosa significa in realtà?

 

Se guardiamo l’origine greca è semplicemente la milza, perché questa è la traduzione dal greco: è la bile nera che prodotta dalla milza porta al cattivo umore, all’angoscia esistenziale e diventa immagine poetica in Baudelaire ne I fiori del male.

E’ la sensazione che ho questa sera io pensando a questo 0-0 tra Roma e Juventus che gli aborigeni del Mozambico avevano giocato come bolletta garantita.

E’ un calcio che non mi piace, che non mi appassiona.

E’ un calcio dove i cori Lavali col fuoco la fanno da padrone e dove vedo facce attaccate alla rete imbestialite, non da gente umana e civile ma di bestie feroci.

No, il calcio che piace a me è quello di Gigi Riva, quello che racconta Buffa nella sua meravigliosa storia su Roma ’68, gli Europei.

Oppure il Benevento di ieri che sa di retrocedere nella sua prima e unica esperienza di serie A dopo un girone d’andata terribile, eppure lo fa con gioia, con allegria, col piacere di aver partecipato a un grande evento.

Il Napoli di Sarri saluterà domenica con un compito terribile e gravoso: decretare la retrocessione di un magnifico Crotone che si è battuto per tutta la stagione e che ha visto molti risultati particolari quest’oggi punirlo.

Una Fiorentina che perde in casa, dopo aver inferto un colpo mortale al Napoli, non ci sta francamente.

Tante squadre che hanno lasciato passare quelle che si dovevano salvare non mi piacciono per niente.

In Italia questa usanza di fine stagione di sovvertire i pronostici per aiutare che ne ha bisogno la trovo indecente.

Il Napoli no, va per la sua strada.

Fa il record di punti della sua storia, 88, arriverà a 91 se batterà il Crotone che è la quota scudetto dell’anno scorso.

Le condizioni, come dice il presidente Aurelio De Laurentiis, per poter vincere uno scudetto sono: in primo luogo, stare sempre lì, a ridosso dei cannibali della Juve, migliorarsi, e il Napoli lo fa anno per anno. Ma la seconda condizione è che loro calino e loro non lo fanno perché loro quest’anno chiuderanno a 95 punti, ben 4 più dell’anno scorso.

E qui si aprono due scenari però.

Chi è convinto che il Napoli è arrivato a due minuti dal titolo e che questo scudetto della Juventus non brilla per adamantina chiarezza, oggi pensa che il Napoli un po’ è campione morale di questo campionato.

Ma non rimarrà nei libri di storia.

Chi pensa invece che il campo è sovrano e la Juve è più forte, perché lo è oggettivamente, e che forse il Napoli in questa corsa scudetto ha pagato l’inadeguatezza della rosa, ha pagato l’inesperienza del suo trainer a gestire una rosa più ampia, ha pagato una società assente a gennaio, ha pagato anche un po’ di sfortuna (vedi l’infortunio di Ghoulam massimamente ma anche dello stesso Milik tornato in grande spolvero, per non parlare di alcuni episodi da campo particolarmente negativi: basti citare la traversa col Sassuolo di Milik o la paratissima di Donnarumma che con Milik si esalta per poi non prendere più un pallone che è uno nell’arco delle partite successive neanche per sbaglio, o un Handanovic, portiere di livello internazionale, con noi fenmomeno, ma con la Juve gioca alle belle statuine).

Il calcio, si sa, è fatto di tecnica, tattica, agonismo, potere ma anche di episodi.

Un filo d’erba cambia il giudizio di una stagione.

Uscimmo dai mondiali del ’74 per un filo d’erba che cambiò un tiro di Mazzola con l’Argentina da dentro a fuori.

Ma quell’Italia meritava di uscire però.

I temi saranno questi poi alla fine.

Sarri sugli scudi perché ha portato il Napoli oltre i suoi limiti conosciuti, novello Ulisse oltre le Colonne d’Ercole. 88 punti che possono diventare 91, 46 punti in trasferta (il Napoli pur battendo il Crotone ne farà 45 in casa, quindi ha fatto più punti in trasferta che in casa), 30 risultati utili consecutivi e 30 risultati utili su 31 trasferte.

Qualcosa di mostruoso, ovviamente.

Eppure il rammarico è forte e alto.

E adesso partono tutti i tipi di polemiche possibili ed immaginabili, in attesa che si incontrino l’allenatore e il presidente.

Non ascoltate nessuno. Credetemi, nessuno ha la verità perché non ce l’hanno loro la verità.

Non sa Sarri cosa farà.

Mi dicono che abbia intenzione di andar via, ma non è affatto detto che De Laurentiis non riesca a convincerlo.

Ricordate che Mazzarri voleva andar via dopo due anni e addirittura Gasperini era lì che aspettava di esser chiamato con il contratto già pronto, e poi si misero di nuovo d’accordo?

Può capitare anche questo la settimana prossima.

Certo De Laurentiis chiederà giustamente a Sarri garanzie su due punti: deve partecipare al mercato, non può dire <<non mi interessa, voi comprate e poi decido io chi gioca>>, perché così si buttano gli investimenti.

E Sarri deve appunto garantire una valorizzazione non solo degli 11 titolari che è stata strepitosa (vedi Jorginho, Ghoulam, Koulibaly, tutti valorizzati in maniera straordinaria da Sarri), ma anche degli altri.

Se considerate che il Napoli nell’assetto titolare è costato 85 milioni e nelle riserve 125, questo significa che il Napoli ha investito più sulla rosa che nei titolari stessi.

Eppure le riserve sono state accantonate.

E’ ovvio che i meriti dell’allenatore sono talmente tanti e talmente evidenti che superano di gran lunga i demeriti e quindi sarebbe obbligatorio ripartire da Sarri, se solo Sarri si convincesse a farlo, e non sarà un problema di soldi, a meno che non arrivi l’offerta monstre che spariglia tutto, di fronte alla quale Sarri non potrà dire di no e di fronte alla quale De Laurentiis non potrà opporsi minimamente.

Ma questa offerta a tutt’oggi non c’è e quindi i giochi sono aperti e il primo tassello che De Laurentiis deve mettere è ripartire da questo allenatore.

Perché con questa squadra il ciclo non è affatto finito, due o tre ricambi tra i titolari, due o tre da mandar via per fare plusvalenze e trovare i soldi per valorizzare questa rosa, questi calciatori, aggiungendo altri due o tre elementi importanti.

Quando io vado dicendo che Verdi è del Napoli non lo dico solo io, basta leggere il Corriere dello Sport di ieri, c’è scritto <<l’accordo col Bologna c’è>>.

C’è, bisogna vedere se il giocatore è sempre intenzionato, come ha detto a gennaio, di non venire subito ma di venire a giugno o a luglio. Se questa volontà si rimanifesta, dipendendo anche dal tecnico che rimarrà o verrà, ecco un giocatore già bloccato dal Napoli di ottimo livello.

Non lo dico io, ribadisco.

C’è scritto ieri in prima pagina su Il Corriere dello Sport.

Io avevo questa informazione ed è confermata, poi vedremo se il giocatore avrà questa volontà.

Oggi si parla di Ancelotti insistentemente.

Non lo dice un pincopallino qualsiasi, lo dice Il Corriere della Sera, quello che diede Higuain alla Juve (dopo di me però), fonte autorevolissima.

Colloqui di Ancelotti con De Laurentiis, i giochi sono appena aperti.

Io voglio solo concludere dicendo che è inverecondo ed inverosimile che una città che ha vissuto un sogno così vicino al realizzarsi contesti il presidente che bene o male questo sogno glie lo ha fatto vivere e non gli dia credito dopo che ha dimostrato negli anni di meritare questo credito.

Perché nel momento in cui dei giocatori hanno deciso di fare il salto di qualità, economico o sportivo, in altre società (vedi Lavezzi, Cavani, Higuain che non si potevano tenere perché quando uno decide di andar via nel calcio non lo puoi tenere, contratto o non contratto non lo puoi tenere), ebbene ogni volta il Napoli sembrava sull’orlo dell’abisso, si diceva sempre <<tanto arrivano le milanesi, tanto arrivano le romane>>, alla fine il Napoli si è sempre migliorato arrivando quest’anno, secondo me, a meritare il premio WWF2018 perché è il vero panda d’Europa, quello che ha salvato l’unico campionato vivo in tutta Europa.

E quindi, checché a Roma stia festeggiando la Juventus, io la festa la faccio a questo Napoli, a questo allenatore e a questa Società.

Grazie Napoli.

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