Ancelotti: “Reductio ad unum” di esperienza ed attrattività

 

 

L’Editoriale Di Umberto Chiariello

 

 

Con Ancelotti sparisce la dicotomia di pensiero tra Sarri e De Laurentiis

Mi viene da raccontare una piccola storia di mitologia.

Analizzando il saluto del San Paolo a Sarri, con tanto di inchino del tecnico nato a Bagnoli ma toscano a tutti gli effetti, e considerando che lo stesso San Paolo aveva tributato parecchi fischi al Presidente di questo Napoli, Aurelio De Laurentiis, mi era venuta in mente una divinità Romana molto nota che ancora oggi si cita: il Giano Bifronte.

Molte volte avrete sentito dire <<sembra un Giano Bifronte>>.

Ma chi era questo Giano Bifronte?

Nella Roma arcaica, quella dei primi padri, i Quiriti, era il Dio degli Dei, ovvero il Dio originario di tutti che non aveva neanche un’origine da qualche altra divinità.

Il Dio primigenio.

Il padre degli Dei addirittura.

E Qual era la sua caratteristica?

Era bicefalo, aveva due facce collegate dallo stesso cervello, ma in realtà era il Dio dai due volti, quello del futuro e quello del passato.

Era il Dio che stava sulla porta perché guardava all’esterno e all’interno.

Fateci caso, le due facce del Napoli: De Laurentiis e Sarri.

Sarri  è la voglia dei napoletani di avere sempre un viceré, un eroe che li difende. Sarri ha incarnato molto di più che un allenatore di calcio in questa città.

Così come aveva saputo incarnare l’anima di questa città uno Spagnolo che dei viceré è la naturale conseguenza: Rafa Benitez, l’ hidalgo venuto dalla Spagna via Inghilterra carico ed onusto di titoli.

L’uomo che portò qualche vittoria e molte delusioni, almeno per me (ma 2 titoletti ce li ha lasciati, per l’amor di Dio, e anche un bell’impianto, tutto sommato).

Sarri no.

E’ l’uomo che viene dal popolo, l’uomo con la tuta, l’uomo che parla il vernacolese, l’uomo che ti dice la parolaccia.

Ma è anche l’uomo della “Grande Bellezza” certificata dal suo stesso presidente, quello che ha fatto sognare un popolo e che ha difeso questo popolo (con la Società che non parlava) dai Poteri Forti, dalle non concomitanze, dal giocar dopo la Juve, dai campi che non erano quelli giusti, dalla qualunque.

Ma Sarri era l’uomo che rappresentava questa città e la difendeva, come diceva la canzone.

De Laurentiis no.

Lui è “Aurelione il Centurione”.

E’ il Romano, il conquistatore che viene da fuori e mangia sulle spalle dei napoletani.

Questo nell’immaginario collettivo.

Ma questo immaginario è stato stravolto, perché con un colpo di teatro dell stesso De Laurentiis che, quando ha capito che Sarri usava il Napoli, ed intendeva piegarlo alle sue esigenze di capire se avesse mai potuto trovare qualcosa di meglio, e se proprio non c’era sarebbe rimasto ob torto collo, ha tagliato quello che una volta si chiamava nodo gordiano .

Ed ha tuonato: <<Non va bene! Voglio gente motivata e mi vado a prendere il più titolato di tutti, il più esperto di tutti, quello che ha vinto dappertutto e più di tutti, a differenza tua, caro Maurizio Sarri che non ci credi più in questa squadra! Lui invece ci crede eccome, ed è disposto ad una grande scommessa>>: lui è Carletto Ancelotti. Detto e fatto.

Quel Carletto Ancelotti che sembrava talmente fuori portata che qualcuno, improvvidamente, ha fatto dichiarazioni di cui oggi deve dar conto: <<ah, se viene Ancelotti mi mangio il cappello con tuta la tesa. Ah, mi faccio da Milano a Napoli a piedi. Ah, io mi vendo casa, etc…etc…>>.

Invece no. Il colpo di teatro non è solo un colpo di teatro.

E’ la precisa volontà di un Presidente di rilanciare la sfida  alla Juventus e all’Europa con un allenatore che ha qualcosa in più rispetto a Sarri, ma anche qualcosa in meno.

Non è certo Ancelotti l’uomo della Grande Bellezza, ma sicuramente Ancelotti è l’uomo della Grande Esperienza e della Grande Capacità Gestionale, la stessa capacità gestionale di cui il Presidente non è rimasto soddisfatto in Sarri.

Ancelotti è abituato alle grandi rose, a gestire tanti uomini.

Se c’è una qualità che ha quest’uomo (diversamente da quanto accadeva appunto con il Giano Bifronte che si spaccava tra De Laurentiis e Sarri, l’uomo del popolo e l’usurpatore) è che in Ancelotti improvvisamente torna una “reductio ad unum“.

Ancelotti come sintesi di Liedholm e Sacchi

E’ lui il vero Giano Bifronte.

Perché?

Perché lui è il figlio di Liedholm, ma è il figlio di Sacchi e poi della sintesi perfetta in Capello.

Perché Liedholm era il più grande di tutti i tecnici in due cose: nel gestire lo spogliatoio e nell’allenare la stampa.

E lui è figlio di Nils Liedholm, ma è anche il braccio destro e l’allenatore di campo di Sacchi, quello che ha dato una svolta al calcio moderno.

Qualsiasi cosa si voglia pensare di Sacchi questo è indubitabile.

Ancelotti è anche quello che all’inizio della sua carriera col suo 4-4-2 era un po’ con i paraocchi al punto da rifiutare un Baggio, errore che poi ha ammesso nel corso della sua carriera tranquillamente.

Ed è diventato duttile, è diventato un uomo che ha saputo tirar fuori il meglio dai suoi atleti al punto che Cristiano Ronaldo ancora oggi dice <<è il migliore di tutti>>.

E Lavezzi dice <<col mio carattere ho litigato con tutti, con lui non ci sono riuscito>>.

Queste sono le premesse da cui nasce Ancelotti al Napoli, che ha una seconda grande capacità.

Il fascino del Sor Carletto

Quella che manca a Sarri e che aveva Benitez: l’attrattività. La diaspora non ci sarà, perché ora che i calciatori del Napoli hanno scoperto che non ci sarà più Sarri, ma c’è un allenatore più titolato di Sarri, accetteranno al sfida a rimanere (molti di loro).
Fosse venuto un Semplici, un Giampaolo, ci sarebbe stata la fuga, e di questo De Laurentiis era consapevole, lucidamente consapevole.

Così come oggi è in grado di andare ad attrarre i grandi nomi internazionali.

Ancelotti e il Progetto Napoli

Guardiamo il progetto Napoli (e su questo non è che posso dare grandi notizie ma posso dire come la penso da uomo d’azienda che cerca di interpretare gli uomini d’azienda): il Napoli ha un monte ingaggi che ormai va verso i 100 con tutti i rinnovi che ha fatto.

Ebbene può liberare un tesoretto importantissimo di circa 25 milioni di euro.

Non sono tanto le risorse sul mercato che contano quanto i costi gestionali, perché il Napoli è arrivato al limite dei 200 milioni che sono fondamentali (il break even è lì) da raggiungere solo se si arriva alla qualificazione in Champions.

Ebbene con Reina, Maggio, Rafael, Giaccherini (che data la salvezza del Chievo rimarrà al Chievo), il Napoli ha liberato parecchio monte ingaggi.

E se vanno via due dei big, Hamsik in Cina e Mertens in Inghilterra, il Napoli ha un tesoretto da occupare nel monte ingaggi di 25 milioni di euro. E con le giuste manovre di mercato in uscita il Napoli potrà avere un tesoretto di 100 milioni di euro da spendere sul mercato.

E’ lì che si sta muovendo Carlo Ancelotti, ma andate a guardare quali sono i nomi: Benzema, scadenza l’anno prossimo in uscita dal Real Madrid; Vidal, scadenza l’anno prossimo in uscita dal Bayern Monaco; Di Marìa (mi pare troppo quello lì come nome) anche lui in difficoltà al Paris Saint-Germain; Dembèlè, l’anno prossimo in scadenza col Tottenham.

Stiamo dicendo che van via gli ’87 per veder arrivare altri ’87 , cioè gli uomini di esperienza ma questa volta con un pedigree vincente, con mentalità vincente, quel pizzico di mentalità che Carlo Ancelotti e questi uomini possono portare al Napoli che rilancia la sfida.

Auguri Carlo!

 

A cura di Aurora Rennella

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