All’Inferno e Ritorno
Sembrava tutto finito...
Editoriale di Umberto Chiariello
a Campania Sport dell’8 aprile 2018:
All’inferno e ritorno: questo potrebbe essere il titolo della giornata.
Mi veniva in mente una canzone un po’ dèmodè. Era già tutto previsto, la cantava Cocciante alla fine degli anni ’70, inizi anni ’80.
La Juventus sembrava già avviata a vincere l’ennesimo scudetto e il Napoli crollato.
Era già tutto finito in realtà.
Quando dopo 15 minuti circa del secondo tempo Mertens dal dischetto si è fatto parare il tiro da Sorrentino, un campano che contro il Napoli fa sempre grandissime partite (forse perché vuol dimostrare che meritava questa maglia e che l’avrebbe meritata nel corso della carriera) ed era solo il suo secondo errore su 11 in campionato (ne ha sbagliato prò qualcuno in Champions), le streghe si cominciavano a vedere.
Le stesse streghe che gli stregoni ieri a Benevento hanno fatto vedere alla Juventus ma che alla fine non sono riusciti (gli stregoni di Benevento) a portare a casa un risultato utile, anche per fatti non proprio di campo.
Ma sgombro subito il campo di equivoci: per me i due rigori alla Juventus c’erano tutti e due e se Higuain fa un tuffo carpiato che Cagnotto lo ha applaudito dal televisore, non significa che il fallo di Viola non ci fosse, tanto è vero che l’unico che non ha protestato è proprio lui perché sa di aver fatto fallo.
Ma sul 2-2 c’era un rigore su Diabaté grande quanto una casa perché Benatia lo cintura e lo butta a terra sugli sviluppi di un calcio d’angolo senza guardare il pallone: lì è rigore tutta la vita, quindi chiariamo!
Le streghe oggi al san Paolo si sono materializzate al 73’ quando Koulibaly in maniera “sciamannata” regala una palla agli avversari , Stępiński da poco entrato fa un gran gol e porta in vantaggio il Chievo a 17 minuti dalla fine più recupero.
O si segna subìto, ho pensato, o oggi è finita, è finita per davvero, perché a 7 giornate dalla fine 7 punti da recuperare sono impossibili.
Traversa di Tonelli, uno specialista di testa, al 76’…è finita per davvero.
All’81’ Insigne imbrocca finalmente un tiro e Sorrentino para.
Ora stiamo già pensando ai processi: di chi è la colpa?
Di De Laurentiis che a gennaio non ha comprato nessuno? Serviva un centravanti? Serviva un terzino al posto di Ghoulam? Serviva un esterno che potesse surrogare Callejon e Insigne che sono fantasmi in campo?
Le colpe sono di Giuntoli che questa estate si è presentato con Ounas, un ragazzino che non ha visto praticamente il campo?
E Sarri dove lo vogliamo mettere se stiamo buttando un campionato, visto che non cambia mai nessuno, gioca sempre con gli stessi che sono scoppiati?
Già i processi partivano.
E se partivano nella mia testa che non sono mai particolarmente critico, figurarsi nella testa di tutti quelli che non vedono l’ora di criticare!
All’’83’ tirano da fuori area Mertens e Zielinski…alto, è finita!
All’85’ però, il giocatore più contestato di tutti, Insigne, mette la palla al centro per Milik che si avventa come una furia ma è anticipato…questa porta è stregata!
Però, c’è un però… quando dicevamo la settimana scorsa che le partite le decidono i campioni se la squadra non ce la fa col gioco, dicevo una cosa vera: uno come Lorenzo Insigne – che si permette di zittire il pubblico che lo sta contestando perché non imbrocca un tiro da 5 partite (e dovrebbe capire che deve starsi alle critiche così come quando viene osannato) – fa quello che fa un campione, cioè alza la testa da 40 metri e mette un pallone che è un coriandolo meraviglioso sulla testa di Milik, finalmente uno che sa colpire di testa.
Ed è pareggio.
Ma siamo all’89’ e 6 punti di distacco dalla Juve non si recuperano.
E quando Sorrentino toglie dalla porta un altro colpo di testa di Milik, mio figlio fa quattro capriole a terra smadonnando contro il portiere avversario, io gli ricordo che fa il suo lavoro e che lui da portiere dovrebbe saperlo, ma in cuor mio penso che stasera saremmo venuti in trasmissione vestiti a lutto.
Poi accade quello che tutti non avrebbero più immaginato: che questo Napoli stanco, morto, acefalo, che non ne ha più (perché non ne ha più e lo ha dimostrato anche oggi) trova il gol dell’orgoglio, del coraggio, dell’abnegazione, della volontà, del caso (perché il caso esiste) e Diawara, forse il peggiore di questa squadra, fa un gol incredibile al 93’.
E la gente torna a cantare, si rinfocola l’entusiasmo, la città rifiata.
SLIDING DOORS
E allora a questo punto interviene dopo la canzone il cinema, sennò De Laurentiis che ce lo abbiamo a fare: Sliding doors, il film del ’98 con Gwyneth Paltrow, lo ricorderete.
Quando lei arriva alla metropolitana trova le porte scorrevoli che si chiudono, torna a casa e trova il fidanzato con l’amante nel letto.
Se avesse preso quella metropolitana la sua vita sarebbe andata in modo diverso.
Lo sliding doors di questo campionato si era avuto nella giornata dell’incrocio Roma/Lazio.
La Lazio che sta per battere la Juve (ha un rigore che non viene assegnato) ma mantiene lo 0-0, Dybala che fa gol al 93’.
Il Napoli crolla con la Roma, da quel giorno in poi il Napoli non si riconosce più. Quella non è stata una sconfitta, ma una mazzata letale!
Oggi questa vittoria è un nuovo sliding doors del campionato; stasera staremmo a parlare del nulla, quindi io stasera voglio concludere solo con un’invocazione al cielo e mi viene da un grande drammaturgo, non a caso ho scelto lui, perché lui era proprio l’autore del teatro dell’assurdo perché questo è il campionato dell’assurdo: Eugène Ionesco (nella foto), il quale disse, ed io lo dico dopo questa partita:
“Dio mi dovrà delle spiegazioni”.
Campania Sport, 8 aprile 2018