L’ Editoriale di Umberto Chiariello
Bilancio di fine stagione nell’editoriale di Umberto Chiariello nel corso di Campania Sport del 20 maggio 2018:
Cartoline da un campionato. Bilancio conclusivo.
I NUMERI
E’ finita la stagione, Napoli al secondo posto con 91 punti.
Record della storia delle società del calcio italiano che a 91 punti, in un campionato a 20 squadre, da secondi non ci sono mai arrivate.
Questa è una cifra da scudetto.
Se guardiamo quanto ha fatto il Napoli quest’anno, dobbiamo dire che nel girone di ritorno non è riuscito a replicare per la terza volta consecutiva i 48 punti che aveva fatto nel girone di ritorno dell’anno scorso e che aveva fatto nel girone d’andata di quest’anno, a pieno organico, quando aveva Milik e Ghoulam, infortunatisi poi a novembre e dicembre.
Il miracolo, perché di un miracolo sportivo parliamo, di una squadra che senza acquisti (perché tale non è stato Ounas alla prova dei fatti), confermata in blocco, ha migliorato se stessa di 5 lunghezze, passando da 26 vittorie a 28 vittorie, da 8 pareggi a 7 e da 4 sconfitte a 3.
28 vittorie in 38 partite.
Ma se guardiamo però il bottino di reti fatte e subite scopriamo cose incredibili: che il Napoli l’anno scorso ha segnato bel 17 gol in più, 94 contro i 77 di questa stagione.
Era il primo attacco del campionato, ora è solo il terzo.
L’anno scorso però il Napoli aveva preso 39 gol.
Tanti, troppi.
Niente in confronto all’epoca Benitez, quando si superavano allegramente i 50 gol al passivo e si arrivava a 24 punti dalla Juventus.
Ma 39 gol per competere con la Juventus erano troppi.
Il Napoli quest’anno ha chiuso sotto i 30 gol, a 29, 10 gol in meno.
E si sa che in Italia prendere meno gol vale più che segnarne di più.
E’ storicamente accertato che in Italia vince quasi sempre la migliore difesa, infatti il miglior attacco in Italia è la Lazio ma non vince nulla, vince la Juventus che non ha il miglior attacco, ma ha la miglior difesa con 24 gol subiti.
E allora cosa significa questo?
Che il Napoli ha fatto un miracolo, se andiamo a guardare un dato che fa ulteriormente riflettere.
Gli attaccanti del Napoli quest’anno hanno segnato 30 gol in meno, dicasi ben 30 gol in meno.
Mertens è passato (parlo solo del campionato) da 28 a 18 gol.
Insigne da 18 a 8 gol, ma è il re degli assist con 11 ed ha preso 6 pali.
Cioè significa che il Napoli dai suoi due attaccanti principali dell’anno scorso ha avuto 20 gol in meno!
E Callejon, che è arrivato anche stavolta in doppia cifra (incredibilmente questo ragazzo fa 50 partite all’anno e 10 gol li garantisce sempre), ha segnato 4 gol in meno dell’anno scorso (ne aveva fatti 14).
Ed Hamsik , che l’anno scorso aveva fatto un campionato strepitoso con 12 gol in campionato, quest’anno ne ha segnati solo 7.
Milik era partito alla grande l’anno scorso prima del primo infortunio: 5 gol subito, 7 in 9 partite comprese le coppe; quest’anno ha fatto un grande rientro dopo l’ennesimo infortunio e ne ha fatti 5, pareggiando il conto.
Zielinski ne fa addirittura 1 in meno dell’anno scorso in campionato, anche se complessivamente ne fa 1 in più.
Significa che gli attaccanti del Napoli hanno prodotto 30 gol in meno.
Allora come mai il Napoli ha fatto molto meglio dell’anno scorso?
Perché ha avuto più equilibrio.
Ha fatto gol meno calligrafici.
Ha fatto meno goleade ma gol più pesanti.
E’ una squadra più matura.
Il resto della squadra ha dato 9 gol in più.
Pensate che il reparto difensivo ha dato 13 gol al Napoli e 18 volte Reina + 1 volta Sepe hanno lasciato il campo imbattuto.
Su 38 partite, 19 volte, cioè il 50% delle volte, il Napoli non ha preso gol.
Il centrocampo ha prodotto molti gol: 19.
L’attacco quest’anno si è fermato a 41 e ben 4 autoreti hanno completato il bottino del Napoli (4 le ha avute anche la Juventus).
Questo dimostra cosa, analizzando questo campionato?
Che il Napoli è stato meno brillante e bello da vedersi, ma è stato sicuramente molto efficace.
CARTOLINE DAL CAMPIONATO
E delle cartoline del campionato ci tornano in mente, di speranza e di depressione.
Partiamo dalla prima, quella forse più determinante di tutte:
Stadio San Paolo, Napoli-Juventus.
Napoli 4 punti avanti, con la vittoria avrebbe staccato la Juve forse irrimediabilmente, ma bastava anche un pareggio.
Ci condanna Higuain dopo pochi minuti, ma il Napoli aveva appena subito uno dei gravi suoi infortuni della stagione.
Ci sono altre cartoline che ci fanno pensare che questa stagione era condannata a finire male per il sogno scudetto, non per come ci hanno fatto vivere e sognare.
E sicuramente il Dybala di Roma al 93simo dell’incrocio fatale con le romane fu determinante.
Sembrava finita.
Così come sembrava finita dopo l’incrocio Sassuolo/Milan: loro col Milan, traversa di Çalhanoğlu, una traversa ciclonica sull’1-1 prima che la Juve strabordasse; a Sassuolo Milik traversa del sorpasso che non avviene in terra emiliana, quella terra che ci ha condannato più di una volta.
Sembrava finita.
Così come sembrava finita a San Siro con quel Donnarumma che ha fatto una stagione catastrofica, disastrosa, ma l’unica grande parata la fa su Milik al 92simo, parata mostruosa.
Tutto sembrava finito per noi napoletani che abbiamo questa tendenza alla depressione facile.
Ma questa squadra ha mostrato carattere ed è il motivo che voglio ribadire e ribattere.
Perché quando Diawara segna all’ultimo secondo col Chievo di rimonta, quando con l’Udinese il ruggito del San Paolo nell’unica contemporaneità, badate bene nell’unica contemporaneità, incide e porta alla vittoria i suoi eroi, ribaltando una partita in cui il Napoli era in grande difficoltà e sotto col punteggio, e quando KK Koulibaly al 90simo incorna la “Vecchia Signora” manco fosse il Toro con una testata ciclonica, i segnali sembravano diventare positivi, fino ad arrivare a San Siro e a quel maledetto albergo dove la squadra davanti a un televisore ha compreso di aver perso lo scudetto.
Quella frase di Sarri (“abbiamo perso lo scudetto in albergo”) non va intesa nel senso che abbiamo perso lo scudetto in albergo perché poi il giorno dopo abbiamo avuto il blackout mentale, va intesa che l’abbiamo perso perché abbiamo visto quello che successo.
E’ una denuncia quella di Sarri.
Leggete tra le righe quando dice “non so se ha vinto la più forte ma ha vinto di sicuro la più potente”.
Leggetele tutte e collegatele le frasi di Sarri, che non parla mai a caso, può piacere o non piacere, ma non parla mai a caso, non è mai banale.
Però io di Sarri e De Laurentiis ne parlerò domenica prossima quando avremo certezza se questo divorzio si consumerà o se il rapporto continuerà.
Adesso ci sono già dichiarazioni che fanno propendere per un divorzio da parte di De Laurentiis che dice che il tempo è scaduto.
Non lo so.
Non ho detto una parola e non dirò una parola fino a che non si saprà, anche se tifo assolutamente per la conferma di questo tecnico perché non è affatto concluso questo ciclo.
Ma la mia conclusione mi viene da un tifoso che su Twitter ha scritto una cosa che mi ha colpito nel profondo.
Ha detto così:Vincere senza guadagnare il rispetto degli avversari succede in guerra (ha ragione).Nello sport equivale a una sconfitta.
Napoli vincitore, avendo guadagnato il rispetto di tutti.
Qualcun altro, che lo pretende, non lo so.
A cura di Aurora Rennella