L’EDITORIALE – “La Juventus non pensasse di trovare un Napoli mentalmente più debole: il rapporto di forza non è più quello di una volta”

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio, Umberto Chiariello, è intervenuto con il suo editoriale: “Il grande giorno è arrivato, si può caricare troppo l’evento o sminuirlo. L’anno scorso, alla vigilia di Napoli-Milan, Spalletti fece una conferenza stampa dai toni tribunalizi: si vestì da Masaniello, arringò la folla, caricando la partita di significati particolarmente grandi e storici. Quel giorno, al San Paolo, il Milan vinse meritatamente al netto di un fallo in area rigore su Osimhen che neppure fu visionato dal VAR. Spalletti caricò la partita a pallettoni, facendo lo stesso identico errore di Gattuso alla vigilia di Napoli-Verona che avrebbe buttato fuori la Juventus dalla Champions League. Il Napoli, col Verona, in campo non c’era, come non c’era col Milan. La dietrologia poi si è scatenata volendo trovare del torbido, ma chi sa di campo e calcio, sa bene che certe partite non hanno bisogno di essere caricate, sono partite che si allenano da sole, perché gli stimoli sono di per sé. Non dimenticherò mai la partita della Juventus ad Atene contro l’Amburgo, 1983, la Juventus non aveva mai vinto una coppa dei campioni. Aveva in campo la Juventus più forte di tutti i tempi e se avesse vinto, una delle squadre considerate più forte di tutti i tempi, come il Milan di Sacchi e Ajax di Crujiff. Quella Juve che aveva 9 campioni su 11 ed un paio di gregari, doveva fare un sol boccone di quell’Amburgo, ma la storia scende in campo e pesa, come un macigno. La Juventus non aveva mai vinto la Coppa dei Campioni e quella era una grande occasione, l’Amburgo era una squadra outsider, cosa fece perdere la finale a quella Juventus? Lo capii al calcio d’avvio: sul pallone, il calcio d’inizio lo diedero gli juventini ed io vidi Bettega che non respirava. Gli juventini erano bianchi, sentivano così tanto il peso della responsabilità di quella pagina storica che entrarono in campo già sconfitti e persero. Il calcio è così, quando sovraccarichi emozionalmente una partita, la perdi prima di giocare perché vai in surplus emotivo. Napoli-Verona, l’unica verità è che l’allenatore ha caricato troppo la gara a tal punto da bloccare la squadra, così come Spalletti, l’anno scorso, caricò troppo la gara. Tuttavia, Luciano è un uomo intelligente e alle provocazioni di Allegri non ci è cascato ed ha risposto a cuor leggero, con toni garbati e misurati, niente a che vedere con l’astiosità del dopo partita con la Sampdoria e non ha caricato la partita. Ha dato alla partita una connotazione minore, dicendo che non sarà definitiva in nessun caso, che è una partita da giocare e basta. Questa partita si prepara da sola e lui l’ha capito, stavolta non si è vestito da condottiero a guidare le masse. Noi possiamo dirlo, questa gara può portare il Napoli al giro di boa, mettendo in sicurezza il campionato per un normalissimo girone di ritorno. Questa sera, il Napoli può vincere e pareggiare, la Juventus non può permettersi di perdere: dopo 8 vittorie consecutive ha rosicchiato solo 3 punti al Napoli. Il Napoli di adesso, non è quello di Mazzarri, né quello di Sarri, il Napoli di adesso è diverso perché da 7 anni su 10 arriva nei primi posti, sempre al vertice nell’ultimo decennio. È vero che è una squadra rifondata e non sanno niente del passato, ma il Napoli non è più una neofita e l’ha dimostrato sui grandi palcoscenici. Se la Juve pensa di trovare un Napoli mentalmente più debole, questa volta il rapporto di forza non è più quello di una volta: possiamo permetterci di sentirci un po’ più forti e spavaldi”.

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