Jürgen Klinsmann, l’uomo che ha cambiato la Premier

Jürgen Klinsmann compie oggi 56 anni. Raccontiamo il contesto della sua stagione al Tottenham, spiegando in che modo ha rivoluzionato la Premier League

Nel giugno 1994, il giornalista Andrew Anthony del The Guardian scrisse un articolo intitolato “Perché odio Jürgen Klinsmann”. Qualche mese dopo ne scrisse un altro, dal titolo e dai contenuti opposti, intitolato “Perché amo Jürgen Klinsmann”. Ciò, da solo, riassume l’impatto dell’attaccante tedesco sul calcio inglese. Nessun calciatore ha avuto un impatto così elevato sulla Premier. Lui che ha lasciato il segno in Germania, Italia, Stati Uniti, nazionale tedesca, oltre all’Inghilterra.

Quando arrivò in Premier League, nel 1994/1995, la competizione aveva assunto tale denominazione da due anni. Il tedesco fu il primo calciatore in assoluto ad approdare nel calcio inglese dopo aver vinto in altri due campionati europei top e, soprattutto, dopo aver conquistato un mondiale con la propria nazionale.

Alla fama di grande attaccante faceva però da contraltare quella di simulatore. Quando giocava nel Monaco fece infuriare Billy Costacurta, che fu ammonito e squalificato a seguito della simulazione del tedesco. Pedro Monzón fu invece il primo calciatore ad essere espulso in una finale dei Mondiali, guarda caso per un intervento su Klinsmann. L’argentino definì il tedesco come “senza dubbio il più famoso tuffatore della storia del calcio”. Accusa che l’ex Inter ha sempre confutato: “Se non mi ha toccato, come mai avevo un taglio di 15 centimetri nello stinco?”.

La sua fama lo portò a finire nell’occhio del ciclone oltremanica prima dell’approdo al Tottenham. Eppure le cose cambiarono grazie alle sue prestazioni in campo. Klinsmann era un attaccante combattivo, sempre sul pezzo, in grado di segnare con volée sensazionali e colpi di testa potenti. La sua caratteristica corsa dinoccolata mascherava una velocità sorprendente e il possente attaccante nativo di Göppingen non aveva alcun timore di ingaggiare duelli con i difensori. Fortissimo di testa, il tedesco è stato anche un’attaccante associativo.

Le sue prime esultanze in Premier furono ironiche. L’ex Stoccarda fingeva di simulare, tra l’ilarità del pubblico, dividendo quindi la critica. L’idea della celebrazione fu partorita da Teddy Sheringham, suo compagno di reparto, con il quale formò una coppia proficua. Sheringham amava uscire con ragazze copertina, collezionava Ferrari e adorava le serate alcoliche nell’Essex. Al contrario, a Jürgen piacevano i Maggiolini Volkswagen e i caffè espressi. Ciononostante, la coppia ha formato una prolifica partnership, segnando ben 53 reti in due in una sola stagione.

Esultanza “simulazione” di Klinsmann dopo un gol

 

Simulatore in Germania, arrogante in Inghilterra. Questa era la fama di Klinsmann. “Uno dei motivi per cui non era così venerato e amato è che girava molto – ha giocato in Italia e in Inghilterra e così via – ed era un personaggio chiuso”. Secondo il giornalista tedesco Uli Hesse, “Uno come Rudi Völler è un tipo normale. Non direi che Klinsmann fosse un tipo distaccato, ma era un po’ intellettuale, un po’ libero pensatore. La gente tende a vedere queste persone con diffidenza”.

In Inghilterra rimase una sola stagione, sfruttando una “exit clause” per andare via, vista la poca ambizione degli Spurs all’epoca. All’annuncio del suo addio da Londra in direzione Monaco di Baviera, il presidente Alan Sugar lanciò una maglietta firmata da Klinsmann contro un giornalista ficcanaso. Fu un finale amaro di una storia d’amore appassionata, breve ma intensa. Una sola stagione e 29 gol hanno garantito comunque a Jürgen Klinsmann un posto nella Hall of Fame del Tottenham e della Premier League.

Nel 1997/1998 il tedesco tornò a Londra, ma era oramai sul viale del tramonto. Tuttavia non mancarono le grandi prestazioni, tra cui quella in uno splendido pomeriggio al Selhurst Park reso memorabile da quattro gol contro il Wimbledon in una vittoria per 6-2. È stato l’ultimo scampolo di Klinsmann ai massimi livelli del calcio europeo: un romantico canto del cigno prima del ritiro.

Klinsmann è stato un punto di riferimento nella Premier League e anche lui stesso lo ha riconosciuto: «Quando sono arrivato in Inghilterra, c’era Cantona, ma c’erano davvero pochi stranieri. Non so se sono stato un pioniere, ma si sparse la voce e ben presto arrivarono Gullit, Zola, Bergkamp, Vialli. Fu un periodo entusiasmante. Ho parlato con alcuni di questi ragazzi e sono riuscito a convincerli».

Presto arrivarono tutti questi calciatori. Paragonare l’incarnazione moderna della Premier League all’edizione di debutto del 1992 è impossibile. Klinsmann fu una sorta di precursore per l’approdo di campioni affermati dall’estero. Con gli anni il campionato inglese è diventato il più ricco al mondo, ovvero quello che garantisce ingaggi più alti ai calciatori e rappresenta la prima scelta per la maggior parte dei campioni in ogni angolo del globo.

La stigmatizzazione e l’ingiusta reputazione ai danni dei calciatori non britannici non sono sparite, ma impallidiscono rispetto al contesto di una volta. L’arrivo di Klinsmann al Tottenham ha contribuito ad alterare le false percezioni e a infrangere gli stereotipi, aiutato a plasmare il calcio Oltremanica per i decenni a venire. È stata una breve ma indimenticabile lezione per cambiare gli atteggiamenti e nessun calciatore avrà mai un impatto in Premier League come quello di Jürgen Klinsmann.

Vincenzo Di Maso

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